Pechino - «Mei Li de Ao Lin Pi Ke». I cinesi ce la presentano come la sognano: «La bella Olimpiade». Ideale simbolico di una cerimonia simbolica in una data, un’ora e un anno simbolici: l’ottavo giorno dell’ottavo mese dell’anno 2008 alle otto della sera di Pechino. Otto, numero che da queste parti dicono porti magia e fortuna. Otto, stella cometa che sperano accompagni la bella Olimpiade. Finalmente parte, numero 29 della storia, forse la più misteriosa e controversa, ammantata di smog e incerti del cielo, di tecnologia e timor di doping, di polemiche striscianti ed altre rinfocolate, di gigantismo e straordinarietà.
I cinesi hanno fatto di tutto per stupirci e ci sono già riusciti in alcuni aspetti organizzativi. Ma stasera faranno di tutto per ammaliare il mondo e farsi riconoscere non solo nella loro faccia cattiva, sulla quale c’è dipinta una carta geografica che va dal Sudan al Tibet. Presenteranno sul vassoio del mondo, e sul satellite della mondovisione, quel Nido d’uccello dal quale hanno fatto sbocciare i Giochi e intorno al quale hanno costruito i sogni. Il Nido d’uccello è lo stadio olimpico, di solito concepito per le cerimonie d’apertura e chiusura e per le gare d’atletica. Questo è qualcosa di più: un’invenzione, un geroglifico metallico che regali subito lo stupore. E così dovrà essere la cerimonia.
Nonostante le polemiche, l’Olimpiade avrà il mondo dalla sua. In tribuna ci saranno Bush e Sarkozy, non solo in qualità di presidente francese ma anche dell’Unione europea, Karzai, presidente dell’Afghanistan, e Putin, premier russo, Fukuda, premier giapponese, e Lula, presidente del Brasile, il principe Felipe di Spagna, Alberto di Monaco, il ministro Frattini e il sottosegretario Crimi per l’Italia, a cui faranno compagnia Cesare Romiti e John Elkann, Miuccia Prada e Carlo De Benedetti.
Pechino, in questi giorni, è stata immersa nella parola sicurezza, talvolta con aspetto comico-grottesco. Questa sera sarà blindata. Poi, finalmente, lascerà spazio allo sport: in palio 302 medaglie d’oro per 16 giorni di gare, oltre 3.000 medaglie da assegnare.
I cinesi, che sono maestri del mistero, avevano cercato di mantenere segreto folklore e innovazioni della cerimonia. Non ce l’hanno fatta, giocati da una tv coreana. Ed allora, in questi giorni, hanno schiuso qualche mistero, tenendo ben custodito il solito colpo di scena: l’identità di chi accenderà il tripode. Non sarà Yao Ming, la torre che gioca a basket: farà il portabandiera. Forse toccherà a personaggi del passato dello sport. A persone di etnie diverse a simboleggiare unità. Oppure ai bambini del Wencuan, orfani delle vittime del terremoto: un tocco di umanità.
Saranno padroni gigantismo e spettacolarità. Straordinaria la prima parte delle cerimonia, assordanti i primi cinque minuti: 2.800 percussionisti (tanto per un confronto: a Torino 2006 erano 200), quasi tutti militari, accompagneranno la sceneggiatura della «splendida civiltà». Seguirà «la gloriosa epoca». Tutto in un’ora. Il divo del pop Liu Huan e l’artista inglese Sarah Brightman canteranno l’inno olimpico. Poi un’ora e trequarti di sfilata. Le due Coree sfileranno separate, facendo un passo indietro rispetto a Sydney ed Atlanta dove trovarono un accordo di facciata.
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