Costruito su misura attorno alle richieste dei fan del primo film, arriva al cinema "Zoolander 2", il sequel del successo di quindici anni fa. Inutile girarci attorno: si tratta di una pellicola riservata agli amanti del genere demenziale e citazionista, che chiede allo spettatore di stare al gioco e godersi una trama volutamente ridicola la quale, per quanto ispirata a quelle di certe spy-story e film d'azione, nasce unicamente per giustificare una passerella di star.
Sono trascorsi molti anni da quando Derek Zoolander (Ben Stiller) e Hansel (Owen Wilson), all'epoca i supermodelli più amati al mondo, sventarono un attentato a un Primo Ministro, ad opera dello stilista Mugatu. Le cose da allora non sono andate bene ai due: a seguito di disgraziati incidenti, Derek ha perso la custodia del piccolo Derek Junior ritirandosi a fare l'eremita e Hansel vive una crisi esistenziale. Ma il mondo avrà presto nuovamente bisogno di loro perché potrebbero rivelarsi fondamentali per sgominare l’organizzazione che sta uccidendo, una dopo l'altra, le popstar del momento. Con l'aiuto della bella Valentina Valencia (una Penelope Cruz in forma stratosferica), un tempo modella per costumi da bagno e ora in forza all’Interpol, Derek e Hansel chiuderanno i conti col passato e ritroveranno il loro posto al centro della scena.
Siamo di fronte ad un calderone di gag grottesche tutte grondanti riferimenti al mondo della moda e dello spettacolo. Sono ben riconoscibili e fieri di apparire in un film che castiga e allo stesso tempo esalta la fiera delle vanità cui appartengono: Kate Moss, Kate Perry, Marc Jacobs, Anne Wintour, Tommy Hilfiger, Valentino, Susan Sarandon, Ariana Grande, Milla Jovovich, Kiefer Sutherland, Billy Zane, Justin Bieber e vari altri. La gara è al cammeo più improbabile e assurdo, anche se vince in assoluto Benedict Cumberbacht nei panni di Tutto, modello né maschio né femmina e sposato a se stesso.
Narrativamente poco strutturato, "Zoolander 2" è, in sostanza, la giostra di demenzialità, esagerazioni e citazioni cinefile che gli estimatori del primo film si aspettano di vedere tra una Magnum e una Blue Steel (le iconiche e fondamentalmente uguali espressioni di Derek).
Una così lunga attesa ha generato una pellicola a suo modo divertente ma che, tutto sommato, si presenta esile, in cui alcuni nonsense strappano sonore risate ma non bastano a dare all'opera l'allure necessaria a trasformarla in un nuovo "cult".
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