Non si può in nessun modo negare che John Wick sia stato un film dal successo inaspettato. Il lungometraggio con protagonista Keanu Reeves, che torna questa sera in tv alle 21.26 su Italia 1, è stato il primo capitolo di una tetralogia che ha fatto registrare numeri esorbitanti al botteghino, con una trama apparentemente lineare e, a tratti, fuori da ogni possibile sospensione dell'incredulità. Ma allora perché il film diretto da David Leitch (non accreditato nei titoli originali) e Chad Stahelski ha avuto tanto successo?
John Wick, la trama
John Wick (Keanu Reeves) è un uomo all'apparenza normale, con una vita normale, costretto a vivere il periodo più brutto della sua vita dopo la perdita della moglie a causa di un tumore. L'unica luce in questa esistenza votata all'elaborazione del lutto è un cagnolino che la moglie gli ha regalato per aiutarlo in un periodo di estrema solitudine. Quando, però, un paio di malviventi irrompono in casa dell'uomo e uccidono il cane solo per dimostrare la propria forza e cercare di intimidirlo, John Wick capisce che non può continuare a vivere nascosto. Riemerge così la sua personalità da mercenario, un assassino esperto che è diventato il Baba Yaga (l'equivalente dell'Uomo Nero) e ha servito Viggo Tarasov (Michael Nyqvist), il padre del criminale (Alfie Allen) che ha ucciso il cane del sicario. Consapevole di quanto possa essere letale John Wick, specie con la rabbia a muovere i suoi passi, Viggo deve tentare in ogni modo di fermare l'uomo e così non solo mette una taglia da capogiro sulla testa dell'uomo, ma assolda anche il vecchio mentore dell'assassino (Willem Dafoe).
Il segreto dietro il successo del film
Come spesso accade con ogni film di genere, anche il cinema action spesso vive di pregiudizi e viene considerato un genere di serie B rispetto a lungometraggi magari più impegnati o che comunque non richiedono allo spettatore una costante sospensione dell'incredulità. E proprio in questo status quo si deve forse ricercare il segreto dietro il successo di John Wick, al punto da trasformarlo in una saga cinematografica, con tanto di spinoff su piccolo e grande schermo. John Wick, infatti. è un film che presenta una fortissima consapevolezza di sé. Non è un lungometraggio che cerca di essere altro o che avanza pretese di autorialità snob.
È un film d'azione realizzato da chi conosce molto bene questo genere: quindi John Wick è stato prodotto con una tale onestà di intenti che non sorprende che sia riuscito ad arrivare subito al cuore degli spettatori. Senza barriere intellettuali, senza sciocchi manierismi inutili, John Wick è sbarcato sul grande schermo con una storia lineare e, a tratti, condivisibile: un uomo perde tutto ed è costretto a vendicarsi. Una linea narrativa condivisa da molti film di questo genere, ma che con John Wick ha assunto dei risultati migliori. Perché? Per prima cosa ha reso credibile l'incredibile. La storia prende il via dopo che il protagonista ha perso tutto ciò che lo teneva in vita: la moglie per cui aveva rinunciato al suo lavoro e a un certo tipo di esistenza e il cagnolino con cui stava cercando di elaborare il lutto. Due perdite atroci che persino il pubblico riconosce e con le quali entra in empatia.
Basta leggere le recensioni del film, come ad esempio quella di Collider, per rendersi conto che la scelta di utilizzare un cane come espediente narrativo, porta immediatamente il pubblico a stare dalla parte del protagonista, a tifare per lui. Non che chiunque perda un cane si debba trasformare in un assassino, ma si tratta di un dolore così universale e di un'ingiustizia talmente palese, che il pubblico stesso si trova a chiedere vendetta e questo crea all'istante un patto narrativo tra spettatore e protagonista che è il vero elemento che fa funzionare non solo un film, ma anche una saga. Tanto più il pubblico crede nelle azioni del protagonista tanto più si affeziona a lui al punto da voler continuare a seguire le sue "avventure" sul grande schermo.
Un altro elemento che ha contribuito a rendere così universale il successo di John Wick è il fatto che, pur essendo un film d'azione che a tratti ride degli stilemi a cui appartiene, la pellicola viene realizzata con una serietà e una professionalità che non sono così comuni nel cinema di genere. Questo probabilmente perché Chad Stahelski - regista di tutti e quattro gli episodi - è stato uno stunt prima di mettersi dietro la macchina da presa. Anzi, per essere più precisi e riportare i dati del sito dell'Internet Movie Data Base, Chad Stahelski è stato lo stunt e la controfigura dello stesso Keanu Reeves in Matrix. Ciò significa che il regista sapeva esattamente come realizzare scene d'azione che, pur in un contesto assurdo, dovevano avere una loro credibilità. Questo, unito alla professionalità di Keanu Reeves che ha fatto il 90% dei suoi stunt da solo, ha fatto sì che l'universo diegetico fosse studiato al millimetro, realizzato con la stessa perizia dei film d'autore.
Inoltre Keanu Reeves rappresenta da sé il vero motivo che ha spinto tante persone ad andare al cinema. L'attore, che secondo Coming Soon si è sottoposto a un allenamento quodiano di almeno otto ore, è molto amato dal pubblico: sia per la sua cortesia coi fan, sia per la sua storia personale molto travagliata, sia grazie ai film a cui ha preso parte, che lo hanno comunque eletto come un volto del cinema action. Amatissimo dal pubblico, Keanu Reeves dunque aveva già la possibilità di condurre al cinema una buona fetta di audience.
Se a questo si aggiunge la costruzione di un personaggio a metà strada tra Amleto e Terminator, una macchina da guerra che parla poco ma ha il cuore d'oro, sullo sfondo urbano che sembra essere uscito da un fantasy, il successo era pressoché scontato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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