Un solitario insegnante di inglese che soffre di obesità grave cerca di riavvicinarsi alla figlia adolescente, divenuta quasi un’estranea, per un’ultima possibilità di redenzione. Un uomo, Charlie, che deve confrontarsi con traumi sepolti da tempo e un amore mai rivelato che tormentano da anni, armato solo di un cuore pieno d’amore e di un intelletto fiero. “The Whale” di Darren Aronofsky è tra i migliori film della stagione cinematografica e buona parte del merito va alla straordinaria interpretazione di Brendan Fraser, una performance semplicemente da premio Oscar.
Reduce da un periodo piuttosto delicato, il 55enne di Indianapolis ha messo d’accordo critica e pubblico per la sua prova nei panni di un uomo di 300 chili. L’amore perduto, la disperazione, la depressione. Tanti i temi affrontati da “The Whale” - sceneggiato e basato sull’acclamata opera teatrale di Samuel D. Hunter – attraverso un personaggio complesso e disperato, un uomo buono la cui vita è andata a rotoli ma alla ricerca di redenzione. In primis, per la paura di aver tradito le persone che amava, a partire dalla figlia adolescente. Brendan Fraser esplora nel profondo l’intricata complessità dell’essere umano, riversando tutto se stesso nel caleidoscopio mondo interiore di Charlie, nelle sue contraddizioni e nei suoi timori.
Brendan Fraser ha indossato una tuta prostetica che simulasse la corporatura di un uomo di 300 chili, un ostacolo degno di nota sfruttato nel migliore dei modi. Il trucco, infatti, ha apportato un considerevole contributo all’autenticità della sua interpretazione.“Dopo un paio d’ore mi dimenticavo di avere quel corpo finto e ragionavo come se fosse il mio, persino il suono del mio petto e del mio respiro ho dovuto modificare”, ha raccontato ai microfoni di Cinematografo. Una interpretazione che meriterebbe il premio Oscar, nonostante la presenza in cinquina di attori meritevoli: in particolare, Austin Butler in “Elvis” e Colin Farrell ne “Gli spiriti dell’isola”. Quella di Brendan Fraser in “The Whale” è la performance della vita. La rinascita di un grande attore, la rivincita del vero talento su qualsivoglia manovra delle lobby.
La vittoria di Brendan Fraser rappresenterebbe anche una brutta sconfitta per i talebani del politicamente corretto. L’uscita in sala di “The Whale” è stata accompagnata dalle patetiche critiche dei soliti soloni che hanno accusato il film di esercitare una discriminazione nei confronti delle persone in condizione di obesità. La produzione avrebbe dovuto affidare il ruolo da protagonista a un attore realmente obeso, secondo gli alfieri del dissennato politically correct.
Nessuna sorpresa, il solito tentativo di acquisire un po’ di visibilità e portare avanti crociate dissennate. Lo spettacolo teatrale di Samuel D. Hunter non è mai stato preso di mira, nonostante le centinaia di repliche collezionate negli anni.
Pochi mesi fa ne hanno fatto un adattamento persino in Finlandia. Mai una critica, mai un’invettiva. A mettere la parola fine al dibattito è intervenuta la Obesity Action Coalition:“Brendan, continua a fare quello che stai facendo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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