Stallone ricorda la morte prematura del figlio, i rimpianti: "Ho messo la carriera davanti alla famiglia"

L'attore racconta del grande travaglio interiore, ripercorrendo nel documentario "Sly" uno dei capitoli più dolorosi della sua vita

Stallone ricorda la morte prematura del figlio, i rimpianti: "Ho messo la carriera davanti alla famiglia"
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Un dolore che non si è mai sopito da quel 2012, l'anno della tragica morte del figlio Sage, scomparso prematuramente a causa di un arresto cardiaco provocato da un'aterosclerosi all'età di 36 anni: Sylvester Stallone racconta sul documentario "Sly", trasmesso da Netflix, della grande sofferenza e dei sensi di colpa che ancora lo attanagliano per aver messo la sua famiglia in secondo piano rispetto alla sua carriera.

Il rapporto con Sage era particolarmente tormentato proprio per questo motivo, ma, nonostante i grandi litigi e le incomprensioni, alla base di tutto c'era un forte legame che li univa. Non è un caso se proprio in Rocky V (1990), pellicola a cui prese parte proprio lo stesso Sage nel ruolo del figlio del pugile della celebra saga cinematografica, ci siano dei riferimenti alle reali vicende della vita di Stallone. Nella trama del film, il figlio di Rocky Balboa Robert soffre per il fatto di essere trascurato dal padre, che trascorre più tempo accanto alla giovane promessa del pugilato Tommy Gunn: a questo l'ex pugile dedica la maggior parte del suo impegno, elargendo consigli preziosi al ragazzo per indirizzarlo verso una brillante carriera.

Non serve leggere tra le righe per cogliere il sottile confine che separa la realtà dalla finzione, ed è lo stesso Sly a spiegare nel documentario il perché di quella sceneggiatura, scritta peraltro di suo pugno. In quegli anni la carriera di Stallone aveva toccato il suo culmine, e questo lo aveva portato a trascurare gli affetti. "Sfortunatamente, metti queste cose prima della tua famiglia. E le ripercussioni sono piuttosto radicali e devastanti", spiega l'attore.

Lo stesso Sage, nel corso di un'intervista datata 1996, aveva spiegato le origini di quel rapporto difficile col padre. "Quando urlavo: 'Non hai mai passato del tempo con me! Non hai mai passato del tempo con mia madre!', era vero. Guardavo in faccia mio padre e glielo dicevo davvero", raccontò a People."Ho tirato fuori un sacco di cose. Siamo scoppiati in lacrime un paio di volte. Dopo il film tutto è cambiato. Faremmo qualsiasi cosa l'uno per l'altro", aggiunse.

Stallone ammette le sue responsabilità, rivelando che spesso nei suoi film ha tratto spunto proprio da vicende personali. "Cerco di catturare qualcosa che vorrei aver fatto nella vita reale, ma che non sono stato in grado di concretizzare. E quindi molto spesso l’ho fatto in modo teatrale, magico... in gran parte è vero", spiega Sly.

"C'è una battuta nel film: 'Sono così felice che tu sia nato perché ora posso vivere attraverso i tuoi occhi'.

Questo, penso, è ciò che i padri cercano nei loro figli", dichiara l'attore, "è un'estensione di te, una fetta di immortalità. Finché lui sarà vivo, sarà sempre vivo il ricordo di te, del fatto che hai realizzato qualcosa di giusto. Voglio dire, lo speri".

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