Cinesi su Marte. È accaduto il 14 maggio scorso quando la missione Tianwen-1 ha felicemente depositato sul pianeta rosso una piattaforma con tanto di veicolo per l'esplorazione del terreno. Per il Paese asiatico un successo non da poco. Gli unici a riuscire fino ad ora nell'impresa erano stati russi e americani, mentre gli europei dell'Esa hanno fallito nell'obiettivo ben due volte (nel 2003 e nel 2016).
In media, fino ad ora, due su tre tra i tentativi di arrivare alla superficie di Marte sono falliti e l'ente spaziale di Pechino è il primo ad esserci riuscito al primo colpo (in compenso russi e americani ci sono arrivati già negli anni Settanta). A rendere così difficile l'approdo è prima di tutto la distanza, che varia a seconda delle diverse posizioni nelle rispettive orbite, tra i 55 e i 400 milioni di chilometri. Per fare un confronto la distanza media tra terra e luna è di circa 385mila chilometri. Anche nel caso più fortunato dunque ricevere un segnale radio da Marte richiede parecchi minuti, il che rende più difficile gestire, ed eventualmente correggere, errori e malfunzionamenti. Tra i compiti del veicolo cinese Zhurong e del suo radar, in grado di esplorare quello che giace sotto la superficie, c'è il rilevamento della presenza di ghiaccio, certa ma mai sperimentalmente segnalata. Secondo gli studiosi che da decenni si appassionano al tema, la piattaforma americana Viking 2 arrivò a una passo dal permafrost, senza però riuscire a raggiungerlo.
Il prossimo
passo sarà quello di portare sulla terra materiali e pietre provenienti da Marte. Nasa e Agenzia spaziale europea hanno in programma una spedizione congiunta. I cinesi promettono di riuscirci per la fine di questo decennio.
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