Una città policentrica con piazze all’italiana

Una città che non sia più monocentrica ma che abbia un cuore in ogni parte importante delle periferie rappresentato da una piazza. Così potrebbe trasformarsi Roma, potrebbe modificarsi l’aspetto delle sue aree lontane dal centro storico per rendere la città più equilibrata. Al termine della seconda e ultima giornata di workshop internazionale sull’urbanistica organizzato a Roma si è parlato di periferie e l’architetto Paolo Portoghesi ha lanciato l’idea della «creazione di piazze all’italiana in ogni luogo periferico».
Il sindaco Alemanno ha raccolto il suggerimento: «Bisogna garantire - ha spiegato - che nelle future centralità ci siano le piazze all’italiana perché ne siano il cuore. Quindi lanceremo un percorso per creare piazze all’italiana dense di significati architettonici per creare un luogo di aggregazione in tutte le nuove centralità».
L’altro importante argomento al centro del confronto è stato «come costruire». Cioè come orientare lo sviluppo, cercando di non invadere porzioni territoriali dell’Agro romano, ma far crescere la città in altezza, trasformando aree urbanizzate e sviluppando torri e grattacieli. Da parte dell’amministrazione capitolina, «non c’è alcuna volontà di consumare l’Agro romano» ha ribadito Alemanno facendo presente che il Campidoglio «ha pubblicato un bando per la ricerca di aree di riserva da destinare all’housing sociale». Ma queste aree di riserva, come ha tenuto a precisare il sindaco, «non saranno spazi agricoli», bensì «aree di confine tra il costruito e il non costruito, aree spesso in degrado, quasi non luoghi».
E di fronte al dubbio se costruire in altezza per evitare di occupare nuovo spazio verde, oppure costruire piccole case a due o tre piani, secondo il sindaco c’è un’unica starada, quella della partecipazione popolare. «Devono essere i romani a scegliere - ha detto - e non escludo che la prossima primavera possa essere indetto un referendum cittadino per decidere se Roma deve avere o no torri».
Quindi si è parlato dell’ingrandimento dell’Auditorium. «Abbiamo avuto un incontro con Piano e Fuortes - ha riferito Alemanno - per creare un parco che unisca l’area di villa Glori, il Parco della Musica e l’area attorno al Flaminio. Inoltre, pensiamo di allargare l’Auditorium completandolo con nuove sale verso il Maxxi». Il sindaco ha spiegato di aver incassato il sì di Renzo Piano che «ci aiuterà gratuitamente a ultimare il Parco della Musica anche per dare una sede alla fondazione Cinema per Roma che ancora è alloggiata nei camper». Alemanno ha aggiunto che «anche se non sarà Piano ad occuparsi del progetto sarà lui a fare il masterplan» quindi è come se ci fosse la sua firma. Su questa base sarà fatto uno studio di fattibilità e poi un bando e, ha continuato il sindaco, «si potrebbe fare tutto con una spesa non eccessiva».
Per quanto riguarda l’ampiezza, Alemanno ha spiegato che Piano «ha detto di volersi fermare a viale Tiziano», e quindi «stiamo ragionando su come andare oltre e collegare tutto questo con il parco fluviale del Tevere anche in vista delle Olimpidi del 2020». Nell’idea di ingrandimento dell’Auditorium c’è anche la possibilità di «utilizzare le caserme dismesse» presenti nell’area. Dal canto suo Piano ha avanzato l’ipotesi «di migliorare l’Auditorium anche aprendo l’accesso sullo spigolo tra via del Maresciallo Pilsudski e viale De Coubertin».


A margine dei lavori del workshop Alemanno ha anche annunciato uno stop all’apertura di nuovi centri commerciali. «Ce ne sono troppi - ha detto - siamo arrivati oltre il limite. Quindi nei cambi di destinazione d’uso per il Piano casa azzereremo tutte le cubature che riguardano queste strutture».

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