Dal governo guidato da Giorgia Meloni arriva la dimostrazione tangibile del sostegno alle donne del nostro Paese. L'esecutivo di centrodestra tende la mano al ceto medio dell'Italia, prevedendo un'importante decontribuzione a vantaggio delle madri lavoratrici che avrà come conseguenza una serie di aumenti in busta paga. Lo prevede la manovra economica che, tra le altre cose, introduce diverse novità volte a supportare la natalità alla luce del drammatico crollo demografico.
La misura prevede che per i periodi di paga dall'1 gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 a favore delle lavoratrici madri di tre o più figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (esclusi i rapporti di lavoro domestico) viene riconosciuto un esonero del 100% della quota dei contributi previdenziali fino al compimento del 18esimo anno di età del figlio più piccolo. Invece il periodo di decontribuzione per le madri lavoratrici con due figli sarà di un anno, ovvero fino al 31 dicembre 2024, ma non è da escludere una proroga nella prossima Legge di Bilancio.
La norma in questione (che interessa circa 800mila persone) garantisce l'esenzione totale; copre circa 2,7 punti percentuali nella prima fascia di esenzione fino a 25mila euro e 3,7 punti nella seconda fascia tra 25mila e 35mila euro. Stando ai calcoli dell'Ufficio parlamentare di Bilancio, la decontribuzione per le madri lavoratrici corrisponderà a circa 1.700 euro di aumenti in busta paga (raggiunti in prossimità della retribuzione lorda di 27.500 euro).
Non va dimenticato che tutto ciò si aggiunge al taglio del cuneo fiscale che va dal 3% al 7% per i redditi fino a 25mila euro e dal 2% al 6% per i redditi fino a 35mila euro. In sostanza, considerando entrambi gli effetti, le madri lavoratrici potranno ottenere un beneficio complessivo di ben 1.777 euro. Nel complesso potranno contare su una riduzione di contributi di circa 1,5 miliardi: per circa 790 milioni a causa della decontribuzione generalizzata, mentre per la restante parte dovuta proprio alla misura a loro dedicata.
In particolare, si legge sul documento dell'Upb, la suddivisione dell'intervento per le madri lavoratrici può essere così suddiviso in maniera orientativa: circa il 57% rientra nella fascia con meno di 35mila euro; il restante 43% è invece destinato a chi ha retribuzioni superiori. La simulazione effettuata su un campione rappresentativo di famiglie - riporta l'Ufficio parlamentare di Bilancio - stima un costo per l'erario di circa 450 milioni di euro. Il costo dell'operazione è dunque inferiore a mezzo miliardo.
Sullo sfondo non vanno dimenticate le altre misure per sostenere la natalità, come ad esempio l'incremento della misura di supporto per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido.
Il buono, riservato ai nuclei familiari con Isee fino a 40mila euro, nei fatti viene elevato a 2.100 euro. L'obiettivo tracciato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni è ben chiaro: "Vincere l'inverno demografico". La manovra va in questa direzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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