Assegni bancari addio? Ecco cosa può cambiare

Assegni e libretti andranno a far parte del nostro passato, soppiantati da app, home banking e carte di pagamento elettronico

Assegni bancari addio? Ecco cosa può cambiare

Segno di un’epoca, sono stati anche al centro di memorabili scene di film, come quella della seduzione di un’innocente bancaria in “Prova a prendermi” con Leonardo DiCaprio, o quella, esilarante, della consegna dell’assegno da 4 milioni di dollari alle suore da parte di una più che riluttante Whoopi Goldberg in “Ghost”, passando per la firma dell’assegno in extremis di Alberto Sordi ne “Il prof. Dott. Guido Tersilli…”, solo per citare alcuni esempi. Ma il mondo cambia e dopo decenni di onorato servizio, assegni e libretti rischiano di essere messi da parte, a favore di forme di pagamento più aggiornate e tecnologiche. Per rivederli, dovremo affidarci al Museo della Numismatica, se non, appunto, alle scene di alcuni film. Addio anche al gesto, non privo di una certa eleganza, di estrarre dal portafogli il libretto degli assegni per firmarne uno, magari con una altrettanto elegante penna stilografica. Pur se utilizzato sempre più di rado, questo strumento ha indubbiamente fatto parte delle nostre vite, ma la sua sorte, come già in altri casi, sembra segnata.

Decisione storica

La prima banca a decretarne la dismissione è stata Intesa Sanpaolo che, secondo quanto riporta La Stampa, ha provveduto ad informare i propri correntisti del cambiamento ormai prossimo: a partire infatti dall’8 maggio gli assegni non saranno più utilizzabili. Ad esserne interessati per ora alcune migliaia di utenti, ma la “rivoluzione” verrà portata a termine in maniera graduale.

Un trend difficile da invertire

Da parte sua anche la Banca d’Italia nel documento statistico “Sistema dei Pagamenti” conferma l’avvio verso il “viale del tramonto” (restando in ambito cinematografico) per gli assegni: nel settembre 2022, il numero di operazioni con assegni ammontava a meno dell’1% del totale dei pagamenti con strumenti alternativi al contante. Una cifra che negli anni non ha fatto altro che diminuire, se consideriamo che nel 2013 si calcolava un 5% circa.

Come evolve il nostro modo di effettuare i pagamenti

Del resto è un fatto che l’avvento del digitale ha modificato molte delle nostre abitudini, dall'accesso alle informazioni al modo di fare acquisti e pagamenti. In particolare l’ultimo decennio ha visto un incremento dei metodi di pagamento online che, dopo aver affiancato carte di pagamento e bonifici, sono diventati per molti lo strumento preferito.

Stando ad uno studio della BCE che ha preso in esame dati relativi al 2020, gli strumenti di pagamento più utilizzati online dagli italiani risultavano le carte di pagamento, utilizzate per il 54% delle transazioni; un dato superiore alla media europea che si attestava al 49% nel periodo considerato.

Di seguito gli e-payments, forme di pagamento come i wallet digitali (28% di utilizzo in Italia, 27% in Europa). Poi altri strumenti, non classificabili nelle prime due categorie, per un valore pari al 9%, dato in linea con la media europea del 10%, e i contanti, con il 6% delle transazioni contro i 4% di media europea, a dimostrare che il denaro rappresenta ancora uno strumento molto utilizzato.

Secondo un’altra ricerca, svolta da Statista nel 2021, i wallet digitali sono stati utilizzati per il 36% dei pagamenti online. All'interno di questa categoria si trovano metodi utilizzati a livello internazionale, come Apple Pay, Google Pay, Amazon Pay, ma anche Satispay, tra i più utilizzati in Italia.

Le carte di pagamento nel complesso (carta di credito, prepagata, di debito, di debito ad addebito diretto), hanno interessato il 41% del mercato.

A godere ancora del favore degli acquirenti anche altri metodi di pagamento per l’e-commerce: Il 9% delle transazioni avviene infatti ancora per mezzo di bonifico bancario. Si avvalgono dei bonifici online piattaforme come MyBank, Klarna, Pay Now e iDEAL.

In contanti alla consegna ancora il 5% dei pagamenti, con addebito diretto l’1%, mentre il 2% avviene a rate, cioè con la formula Buy Now Pay Later (letteralmente “compra ora, paghi dopo”). Soluzioni di pagamento come Clearpay, Scalapay, Cofidis, Paypal consentono pagamenti con questa formula sia sulle piattaforme e-commerce, sia nei negozi fisici. Una soluzione che sembra incontrare i favori dei venditori (che ricevono subito l’intera somma) e degli acquirenti (che riescono a suddividere importi anche non troppo elevati fino a tre rate).

E il futuro?

Certamente resta da vedere come reagiranno alla scomparsa del caro “vecchio” assegno i clienti affezionati a questo sistema, decisamente più abituati all’uso di contanti e strumenti di pagamento cartaceo (così come i più anziani, meno avvezzi ai pagamenti elettronici e a quelli online). Bisognerà anche capire quanto tempo impiegheranno gli altri istituti di credito a seguire il cammino intrapreso da Intesa Sanpaolo. Che comunque fa sapere di aver messo a disposizione dei clienti “orfani” degli assegni modalità alternative di pagamento, digitali naturalmente, dunque più immediate, ma anche più al passo con le politiche Esg (acronimo di environmental, social and governance, ad indicare attenzione a sostenibilità e responsabilità) della banca. Il tutto a parità di condizioni economiche.

Sullo sfondo, un cambiamento che non riguarda solo gli ormai “obsoleti” assegni. Dopo una fase di crescita quasi ipertrofica, infatti, a diventare sempre più rari nelle nostre città, sono anche gli sportelli bancomat e le agenzie delle banche tradizionali, effetto di un sempre maggior utilizzo dei pagamenti digitali. Per contro, sono le banche nate inizialmente solo online a sentire ora la necessità di aprire dei punti di servizio fisici.

In mezzo a tutto questo le Poste, una volta simbolo di un certo tipo di risparmio, molto caro ai nostri nonni (come il libretto di risparmio, appunto), che cambiano pelle e differenziano sempre più i loro servizi, anche bancari. Ma questa è un’altra storia.

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