Prestiti tra privati, come funzionano: occhio ai limiti e ai rischi

I prestiti tra privati sono una valida alternativa a quelli mediati dall’industria del credito e sono disciplinati da norme specifiche. Ecco cosa c'è da sapere

Prestiti tra privati, come funzionano: occhio ai limiti e ai rischi
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Accedere al credito senza ricorrere agli istituti di credito o alle banche è possibile, in questo caso si parla di prestiti tra privati, ossia cittadini che concedono somme di denaro ad altri cittadini, stabilendo con loro un piano di rientro del prestito e il tasso di interesse.

In una declinazione specifica, il prestito tra privati può essere anche privo di interessi di remunerazione, basti pensare al prestito tra familiari o tra amici stretti. Ciò non toglie che esiste una normativa da rispettare per fare le cose nel modo opportuno e non trovarsi in un’impasse nel momento in cui dovessero insorgere problemi.

I prestiti tra privati, inoltre, diventano un’alternativa percorribile in un momento in cui, seguendo i canali ufficiali di erogazione del credito, occorre accettare condizioni sfavorevoli rispetto a quelle in auge pochi mesi fa.

Come funzionano i prestiti tra privati

La regola principale impone che il prestito tra privati non può essere né continuativo né professionale per evitare di compiere l’esercizio abusivo del credito, reato che può comportare la reclusione da sei mesi a quattro anni e una multa tra i 2.065 euro e i 10.329 euro. I tassi di interesse legali vengono aggiornati ciclicamente dalla Banca d'Italia e, di norma almeno, i tassi applicati dai privati sono inferiori a quelli richiesti dalle banche e dagli istituti di credito.

In Italia, le piattaforme che mettono in contatto i privati che concedono prestiti e quelli che ne fanno richiesta sono numerose e, navigando sul web, le si trova spesso con il nome P2P lending.

Altra discriminante di cui tenere conto è il tasso di interesse richiesto che deve rimanere al di sotto dei limiti stabiliti dalla legge, pena lo sconfinamento nel reato di usura.

I prestiti tra privati sono accordi finanziari che avvengono senza l’intervento degli istituti di credito propriamente detti e possono accedervi anche aziende che cercano finanziamenti senza ricapitalizzazioni da parte dei soci o dei proprietari. Rappresentano un canale scelto anche da chi, per diverse ragioni, ha difficoltà ad accedere ai prestiti tradizionali.

Quando si tratta di prestiti tra familiari, l’accordo può anche essere verbale ma sarebbe bene lasciare una traccia scritta delle condizioni del prestito, questo per evitare dissidi futuri. Inoltre, in caso di inadempimento, è poco probabile riuscire a ottenere un decreto ingiuntivo senza fornire prove cartacee degli accordi presi.

Redigere un contratto è quindi una precauzione che va sempre presa e che, nel caso degli accordi presi da privati al di fuori della sfera intima o di quella familiare, consente di stabilire con certezza la cifra erogata, le modalità di restituzione, le garanzie offerte per tutelare il prestatore e l’ammontare degli interessi.

Si tratta di un accordo che avviene al di fuori dell’egida degli enti regolatori e questo deve indurre le parti a una certa cautela.

Quali somme si possono chiedere

Al contrario di quanto avviene in ambito bancario, i prestiti tra privati non impongono limiti alle cifre. Restano però valide le norme sull’usura e la necessità della tracciabilità dei movimenti bancari, così come sarebbe opportuno registrare il contratto di prestito presso l’Agenzia delle entrate, anche al fine di evitare problemi con le autorità fiscali.

Resta anche valido il limite delle transazioni in contanti, ossia importi al di sotto dei 5mila euro. Per le cifre superiori è necessaria la tracciabilità e quindi occorre che il denaro sia versato mediante bonifico, assegni o altri sistemi di pagamento elettronico.

Le garanzie e l’aspetto fiscale

Anche nel caso dei prestiti tra privati, colui che ha ricevuto il denaro può non restituire la somma pattuita venendo meno agli accordi presi. In questo caso il creditore può adire un giudice per ottenere un decreto ingiuntivo.

È un meccanismo che viene scongiurato il più possibile, perché lento e non sempre efficace. Per questo, soprattutto sulle piattaforme online, vengono richieste delle garanzie.

Tra queste si trovano:

  • le cambiali: considerate un titolo esecutivo, il creditore può agire immediatamente per recuperare la somma dovuta senza richiedere l’intervento di un giudice
  • le fideiussioni: interviene un soggetto terzo che garantisce l’esposizione del debitore facendosene carico qualora questo non restituisse il dovuto
  • i pegni: il debitore dà al prestatore dei beni che questo potrà vendere nel caso in cui non rientrasse della somma erogata.

Va considerato che un prestito fruttuoso genera un introito, ovvero gli interessi richiesti. Questi concorrono al reddito da capitali e vanno riportati nella dichiarazione dei redditi perché sono soggetti all’Irpef.

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