Inflazione all'8,2%: cosa succede ai beni alimentari

L'inflazione non sta scendendo. In realtà sta frenando ma, su base annua, è all'8,2% (contro il 7,6% del mese di marzo). Semplicemente è più bassa delle stime, infatti era atteso un valore pari all'8,3%. Cosa dicono i dati Istat

Inflazione all'8,2%: cosa succede ai beni alimentari
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L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha diffuso le stime relative all’inflazione del mese di aprile del 2023, indicando un aumento dei prezzi al consumo per la collettività (Nic) dello 0,4% su base mensile, portando così l’inflazione su base annuale all’8,2%, un decimo di punto in meno rispetto alle attese (8,3%) ma in netto aumento rispetto al dato annuale precedente, pari al 7,6%.

Da una parte si registra un calo dei beni alimentari nel loro complesso, dall’altro un rincaro dei beni energetici. Nel dettaglio lo scenario presenta uno squilibrio di fondo.

La corsa dei prezzi

L’aumento dell’inflazione dipende soprattutto dall’aumento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati che passa dal 18,9% al 26,6%. Incidono anche i costi dei servizi culturali-ricreativi e quelli dei beni legati alla cura della persona i quali, insieme, generano un aumento medio del 6,9% contro il 6,3% del mese precedente. La voce dei servizi vari segna un aumento generale dello 0,4% (dal 2,5% al 2,9%).

Per entrare un po’ più nello specifico, l’inflazione è spinta verso l’alto dai prezzi di luce, acqua, gas e quindi combustibili in genere e trasporti. A questi si affiancano i rincari registrati nell’ambito della cultura e della ricreazione in genere, della ristorazione e dei servizi ricettivi.

I beni energetici non regolamentati comprendono i carburanti per gli autoveicoli e parte di quelli a uso domestico, specificatamente quelli del mercato libero. I beni energetici regolamentati sono invece per lo più relativi alle tariffe delle energie a uso domestico sotto il regime del mercato tutelato.

Cosa rallenta l’inflazione

La crescita dell’inflazione è in parte rallentata dai prezzi dei beni energetici regolamentati, scesi di 6,7 punti percentuali, dal prezzo degli alimentari lavorati (scesi dell’1,3% per assestarsi al 14%) e di quelli non lavorati (passati all’8,4% dal 9,1% del periodo precedente).

Occorre quindi fare il punto della situazione: il prezzo del carrello della spesa, ossia i prodotti alimentari e per la cura della casa, si sta alleggerendo pure rimanendo alto. Ad aprile del 2022 l’inflazione incideva in ragione del 12,6% mentre, ad aprile del 2023, ha pesato per l’11,6%, un punto percentuale in meno. Nel medesimo tempo, il prezzo dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto è aumentato dello 0,3%.

C’è una prima riflessione da fare: l’inflazione si muove secondo logiche di mercato le quali, tuttavia, sono viziate da una speculazione che rende il futuro poco prevedibile e che, soprattutto, incide negativamente sulla spesa reale, sugli impatti che l’inflazione ha sul quotidiano.

Gli effetti di fondo e l’indice armonizzato

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo, il cosiddetto Ipca e pensato per essere equiparabile tra tutti i Paesi Ue, è aumentato dello 0,9% su base mensile, ma è un indice che va preso con le pinze, perché durante il mese di marzo molti commerci hanno prolungato i saldi stagionali.

Al di là di questo, che spiega soltanto in parte i dati forniti dall’Istat, va sottolineato che i prezzi sono spinti verso l’alto dal costo delle energie per l’abitazione e per i trasporti.

A spostare l’ago della bilancia, nel complesso dell’inflazione, contribuiscono anche i prezzi dei prodotti vegetali cresciuti del 7,6% a causa delle intemperie e della siccità.

Speculazione, eventi metereologici, bella stagione e politiche monetarie della Banca centrale europea (Bce) non aiutano a fare previsioni attendibili.

Con l’arrivo della bella stagione ci si attende un calo delle voci di spesa legate alla casa, soprattutto quelle relative al gas. La Bce prevede ulteriori interventi antinflazionistici ed è decisa a ritoccare verso l’alto i tassi direttori, presumibilmente a luglio e a settembre e va detto che, nonostante i ripetuti interventi, gli effetti tardano ad arrivare.

Impossibile dire a che livelli sarebbe giunta l’inflazione senza le manovre della Bce, ciò che sappiamo è l’impatto negativo che questi rialzi del costo del denaro hanno avuto sui mutui, una voce importante che ha ricadute serie sul potere di acquisto dei cittadini.

Le ferie estive si consumeranno all’insegna dei rincari generalizzati e sarebbe

necessaria la sfera di cristallo per conoscere quali e quanti effetti potranno avere eventuali bizze del clima sulla spesa quotidiana.

Fare previsioni sul breve periodo è difficile, sul lungo periodo è persino proibitivo.

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