Bollette di luce e gas, addio mercato tutelato. A fine 2023 almeno 4,5 milioni di italiani dovranno scegliere a quale operatore del mercato libero affidarsi. Un bel puzzle, visto che 8 italiani su dieci non riescono neanche a leggere la bolletta. Per anni la fiscalità generale (cioè noi) si è fatta carico di non pochi costi, i cosiddetti «oneri di sistema», che il governo di Mario Draghi aveva temporaneamente sterilizzato. Abbiamo finanziato le fonti rinnovabili in bolletta ma il consumo delle famiglie nelle ore serali è fondamentalmente soddisfatto da fonti fossili.
L'addio al «mercato tutelato» dovrebbe portare un ingresso «consapevole» nel mercato libero dell'energia elettrica. Missione fallita da Arera, l'Autorità che vigila sui prezzi di luce e gas calmierati, tanto che qualcuno maligna che la scadenza del 2024 (già slittata più volte) potrebbe essere ulteriormente spostata. La palla ce l'ha il Gestore dei servizi energetici o Gse - presieduto da Paolo Arrigoni, ex responsabile Energia della Lega - società chiave nella transizione energetica che l'Europa ci chiede con il Pnrr entro il 2030, con l'obiettivo di raddoppiare la quota di energia da rinnovabili (oggi ferma al 20%), i cui progetti passano tutti dal Gse, come dimostrano i quasi due miliardi di euro per migliorare l'efficienza degli impianti biogas agricoli.
Il Gse può già vendere energia da rinnovabili a particolari clienti industriali «energivori», a prezzi prestabiliti. Allo stesso modo l'Acquirente unico, società in pancia al Gse, acquista e vende energia elettrica ai fornitori che operano sul mercato tutelato. Inoltre l'Acquirente unico ha anche in mano il Sii, Sistema informativo integrato. Un'enorme banca dati con oltre 57 milioni di anagrafiche (36 milioni di contatori luce e circa 21 milioni di contatori gas) che dal 2010 sovraintende a switch, voltura e subentri. Un database cruciale per tutti i progetti di smart city ed efficientamento dei consumi e così delicato da essere nel mirino degli hacker nell'agosto del 2022, fortunatamente senza conseguenze. Il Gse tramite Acquirente Unico ha già compiti di vigilanza e stoccaggio delle scorte strategiche di petrolio - ha gestito da ultimo l'acquisto di gas per un controvalore di 4 miliardi dopo la crisi energetica legata alla guerra in Ucraina - e potrebbe diventare un player di compravendita per acquisti long term, solo per le scorte nazionali (non commerciali). Con la fine del mercato tutelato, chi al 10 gennaio 2024 non avrà scelto un fornitore sul mercato libero, se ne vedrà assegnato uno «d'ufficio», con un «servizio a tutele graduali», sulla base di una serie di paletti fissati da Acquirente Unico e Arera entro il primo aprile 2027. Si tratta della metà dei circa 9 milioni di clienti attuali. La conferma è arrivata ieri dal presidente e ad di Aquirente Unico Filippo Bubbico, in audizione in commissione Attività produttive alla Camera: «La platea dei soli soggetti vulnerabili o in povertà energetica tutelata fino al 2027 può essere stimata nell'ordine di 4,5 milioni di utenti», dice l'ex parlamentare Pd, il cui mandato è a fine corsa. Nei prossimi giorni l'assemblea degli azionisti delle società del gruppo Gse (controllata dal Mef) che dovrebbe nominare il successore potrebbe andare deserta. Mai come in questa fase questa poltrona rischia di essere decisiva nella partita energetica che l'esecutivo deve affrontare. La nomina spetta al ministro Gilberto Pichetto Fratin: serve un profilo con precise competenze tecniche, è il parere degli addetti ai lavori, visto il ruolo che Gse e Acquirente unico avranno nel Pnrr.
Qualcuno ipotizza che la società potrebbe anche vendere direttamente ai 4,5 milioni di clienti tutelati, «liberando il mercato rispetto alla ordinaria operatività» grazie proprio al Sii, si augura Bubbico. Motivo in più per una scelta ponderata.
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