
Per usare le consuete e rituali parole di Annarella Giudici, benemerita soubrette: «Questi sono i miei gioielli». Ovvero i Cccp, tutti su un palco, per presentare la loro «ultima chiamata». Ieri all'Arci Bellezza di Milano - «Arci Bellezza il posto perfetto per Annarella» così ha chiosato Ferretti storica voce salmodiante del gruppo - è andata in scena una conferenza stampa che dovrebbe essere quella finale - mai fidarsi troppo delle dichiarazioni rock - per questo gruppo che ha fatto la storia del punk italiano. I Cccp che si erano sciolti a Milano nel 1990 (dando vita però tra crisi e lisi ad altri fenomeni musicali come i Csi e i Pgr) hanno tornato a ragionare assieme, partendo dal passato, a partire dalla mostra Felicitazioni! CCCP - Fedeli alla linea. 1984 - 2024. Cinquantamila visitatori ai chiostri di San Pietro a Reggio Emilia.
Poi è arrivato il Gran Gala Punkettone, la reunion per festeggiare la mostra due serate 21 e 22 ottobre 2023 al teatro Valli di Reggio Emilia. Pubblico in delirio per Annarella in elegantissimo vestito bianco, Ferretti, Zamboni e Fatur con la marsina. Da lì è stato un moltiplicarsi di eventi dai tre concerti Cccp in Ddr a Berlino per arrivare al Tour italiano In Fedeltà la linea c'è. Tutte date sold out, cosa che i Cccp hanno sintetizzato con la solita ironia, siamo «Tutti esauriti». Per chiudere questo percorso - «Siamo l'ultimo stato socialista ad aver completato un piano quinquennale», Ferretti dixit, arrivano gli ultimi due capitoli che appunto sono stati presentati ieri. Il primo è il cofanetto, in diversi formati, che consente di rivedere e risentire il Gran Gala Punkettone di Reggio Emilia. Sarà disponibile dal 28 marzo e verrà presentato in anteprima nazionale con una proiezione, il 21 marzo, presente il gruppo, di nuovo al teatro Valli. Dopo arriveranno gli ultimi sette concerti con Ultima Chiamata Tour che parte da Roma e finirà al teatro di Taormina. «Dalle rovine alle rovine, è una parabola corretta per il nostro addio come Cccp». E ancora spiega Ferretti: «Sembra che il mondo vada a puttane, locuzione volutamente scorretta e volgare... Era la condizione in cui abbiamo iniziato a cantare, sembrava che dovesse cambiare con il crollo dei regimi comunisti... Adesso sembra crollare anche il resto è la vendetta della geografia, e anche del meteo... Ve le ricordate le primavere arabe?».
E così parte una lunga chiacchierata d'addio, in cui i quattro Cccp spiegano perché dopo trent'anni si sono ritrovati ad essere attuali presentando sul palco le stesse canzoni che avevano provocato un terremoto musicale tra il 1982 e il 1990. Il tutto con un pubblico di affezionati che però spesso ha fatto un percorso ideologico diverso da quello di Ferretti e che magari piglia male anche qualche verso nuovo - come «All'ertà sto come un Russo nel Donbass, un armeno nel Nagorno Karaback» - e anche un gran numero di trentenni che si ritrova stupito negli spaesamenti esistenziali - «Consuma, produci, crepa» - e negli «stati di agitazione» che i Cccp avevano intuito in modo molto profetico decenni fa.
E alle domande dei giornalisti rispondono con caparbia ostinazione, come in trincea e dietro un filo spinato, che non vogliono portare niente di nuovo ma solo dare un'ultima testimonianza. Per il pubblico «non dobbiamo aggiungere nulla, possiamo solo consolarlo, con canzoni che a furia di ripeterle sono diventate preghiere».
Però le canzoni sono davvero così uguali, piccole frasi cambiate o levate, arrangiamenti molto diversi... A specifica domanda del Giornale Ferretti risponde: «Io privilegio la continuità, ma è ovvio che oggi c'è una maturità diversa, una rielaborazione, una sedimentazione. Che va dalla musica alla scelta di cosa mantenere di quel percorso. Abbiamo anche una fisicità diversa». Un percorso fatto portando tutto al limite, anche il corpo così importante nelle performance live dei Cccp. La scorsa estate il religiosissimo Ferretti è salito sul palco, a Bologna, dopo un infarto.
Ha detto a Massimo Zamboni «se muoio sul palco non fate tragedie, è una figata, siamo i Cccp». E il chitarrista, laicissimo, gli ha risposto «a morire sono buoni tutti, difficile è risorgere». È un miracolo che ai Cccp è riuscito e ora, per non esagerare, chiedono commiato.
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