Ricordate l'overbooking sul palco reale della Scala per il «Boris Godunov» del Sant'Ambrogio l'anno scorso? Dimenticatevelo. Avevamo scherzato. Roma godona e padrona le picchia in testa lo scettro e Milano torna a essere una dimenticata provincia dell'impero (romano). Buona a produrre il Pil che mantiene il resto del Paese e non a perdersi in inutili vanaglorie. Perché, a meno di un difficile ripensamento, per il monumentale Don Carlo diretto dal maestro Chailly, a dare forfait contemporaneamente sono il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quella del consiglio Giorgia Meloni e anche quella della Commissione europea Ursula von der Leyen che l'anno scorso era qui scintillante a battezzare la prima premier donna d'Italia. Non solo un evento per nulla usuale l'assenza contemporanea di Palazzo Chigi e Quirinale, ma un pessimo segnale per Milano che l'anno scorso era sulla cresta dell'onda e oggi invece combatte con la fama di nuova Gotham city. E quindi se l'anno scorso non c'era bisogno di tutto quell'accalcarsi di vip, ora sarebbe invece quantomai opportuno rendere tangibile la presenza delle Stato. Non che a Milano si sia vista gente in strada buttarsi a terra per la disperazione, perché il rito ambrosiano prevede al suo primo capitolo di sapersela cavare da soli. E anche questa volta così andrà, con buona pace dei disertori della Prima che, guarda caso, tra Filippo II e l'Infante di Spagna è la grande riflessione di Schiller e Verdi sulla solitudine del potere e il complicato rapporto tra religioso e temporale.
Con qualcuno a notare come la presenza di Mattarella alla Prima della Fenice dove ha raccolto la solita messe di applausi, finirà con il mettere in risalto la ben diversa accoglienza che alla Scala riceveranno i volonterosi La Russa, Salvini e Sangiuliano. Nessuno osa parlare di un piano architettato, perché a pensar male si fa peccato...
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.