La proposta di un condono fiscale che potrebbe rendere 50 miliardi di euro allo scopo di attuare una manovra straordinaria pro crescita è da prendere sul serio. Le obiezioni al condono, invece, sono tre ma non sono serie. La prima è che l’Europa del Nord (quella a cui dobbiamo rendere conto) non li pratica, data la sua etica protestante non li gradisce e pertanto non ci faremmo una bella figura. La seconda obiezione è di natura economica, ma sconfina nella ragioneria e pertanto si presta a far particolare impressione sulle menti semplici. Trattasi di una entrata straordinaria, pertanto non è accettabile se si vuole mettere ordine strutturale nei conti pubblici. La terza obiezione è che il condono è un perdono che crea, come precedente, lo stimolo a evadere ancora: ed ecco l’etica protestante per cui il perdono dei peccati, ottenuto con la confessione o mediante offerte alla Chiesa, induce a commettere nuovi peccati.
Comincio dalla prima obiezione, quella per cui l’Europa del Nord, quella che più conta, non pratica i condoni e non apprezzerebbe questa misura. Si dà il caso che di recente sia la Germania di Angela Merkel, sia la Gran Bretagna del premier conservatore David Cameron hanno fatto un accordo con la Svizzera per sanare le posizioni dei contribuenti che tengono in modo illegale i capitali nelle banche elvetiche. L’accordo ha fruttato ai due governi nordici sia una somma una tantum , di svariati miliardi di euro (e, rispettivamente, di sterline) che hanno fatto comodo ai loro bilanci, sia una somma che affluirà ogni anno alle loro casse, perché le banche svizzere si sono impegnate a riscuotere una cedolare secca sui proventi di questi capitali, mantenendo il segreto sui nomi, ma collaborando a rendere effettive le riscossioni sugli interessati. Dunque anche nei Paesi nordici si praticano i condoni, chiamandoli magari in diverso modo e l’etica protestante non ne è turbata.
La seconda obiezione è che, appunto, i Paesi nordici hanno fatto un condono che dà un introito una tantum , ma anche una entrata permanente. Dunque si tratta di una misura straordinaria che serve al bilancio ordinario. Se il gettito del condono è impiegato per ridurre il debito pubblico, contribuendo a un fondo di bilancio per il riscatto di tale debito assieme ad alienazioni di beni pubblici, esso è una entrata straordinaria. Entrata che genera un beneficio ordinario al bilancio sia tramite la minor spesa per interessi, che deriva dal minor debito, sia dalla riduzione dei tassi sul nuovo debito pubblico, visto che il rapporto fra domanda e offerta è più equilibrato. Analogamente, se il gettito è destinato a misure straordinarie pro crescita, ne deriva un beneficio finanziario ordinario, connesso al fatto che un Pil maggiore crea più occupazione e più mezzi per garantire il debito pubblico.
Ed ecco la terza obiezione,quella che l’assoluzione dai peccati induce a farne altri confidando in una successiva clemenza. Ciò però è vero solo se il condono non è accompagnato da misure dissuasive. Se si stabilisce, ad esempio, che d’ora in poi si userà ilredditometro di massa per verificare, tramite gli indici di tenore di vita lussuosi, la congruenza di questi con i redditi dichiarati e che, in caso di discrepanza, ciò comporterà sanzioni pecuniarie, il condono non crea un precedente per altre evasioni. E serve per agevolare regolarizzazioni.
Gli avversari del condono vorrebbero invece una imposta patrimoniale straordinaria od ordinaria per spellare i ceti medi: amano il garbuglio giustizialista che consente di pescare ogni tanto un imprenditore e metterlo alla gogna mediatica e in galera per evasione fiscale, come è accaduto di recente; hanno bisogno del fisco punitivo, per dire qualcosa di sinistra e continuare nei vecchi andazzi, consistenti nella alleanza corporativa fra
sindacati e imprese a carico dello Stato; avendo anche abili commercialisti che praticano l’evasione fiscale legalizzata e il conto coperto fuori d’Italia,obiettano al condono. Con ipocrisia, salvo poi avvalersene.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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