CONTRARIO: L’handicap non deve diventare uno show

Ormai ci siamo a tal punto abituati al dolore (e all’imbarazzo) causato dalla «diversità», da considerarlo normale. È questo il più grave handicap che la nostra televisione, per contagio, ci ha trasmesso. Tutto si appiattisce, viene reso uniforme. È sufficiente la faccia seria del conduttore maschio (per esempio Fabio Fazio), ripreso a calco da quello dei mezzibusti dei tg quando lanciano un servizio luttuoso, o l’ammiccamento complice della conduttrice femmina (per esempio Barbara D’Urso), fotocopia di quello solitamente elargito all’ospite più ambito, a sciogliere le vele dello show. Mostrando gli spigoli appuntiti, letali, a volte mortali, se ci vai a sbattere contro, li si smussa in un falso, peloso «volemose bene».
Dal «poveriiinoooo» e dall’occhio lucido, si passa ben presto, magari dopo una manciata di spot pieni di tette sode e merendine ipocaloriche, al «però se la cava!» (se di mezzo c’è una canzoncina masticata a fatica) o all’«hai visto che furbetti?» (se si tratta di storie d’amore fra il ragazzo e la ragazza down che si scambiano castissimi baci sulle guance). Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere provando vergogna per chi non ne ha, cioè per loro, i veri Normali, anzi i Normalizzatori della tv verità che ha le gambe più corte di quelle degli acondroplasici, altrimenti detti nani (ma senza ballerine), e racconta bugie. Ci sarebbe da ridere anche pensando al fatto che gli ultimi due casi eclatanti che naturalmente, come da copione, «hanno fatto discutere», «hanno creato il caso», riguardano proprio due comici.
Di David Anzalone, che soffre di tetraparesi spastica, ricordavamo almeno un’apparizione a Zelig, e sapevamo dei suoi spettacoli teatrali, quindi la sua comparsata nel novembre scorso a Vieni via con me, condita dall’autocinismo tutto sommato riuscito sui «privilegi» degli handicappati, come si dice oggi «ci stava», era nel contesto.

Ma Francesco Nuti non meritava, dopo i guai della depressione, del tentato suicidio, del buio alcoolico e dell’incidente domestico che ha portato all’operazione alla testa, di essere appiccicato per sei minuti e mezzo come icona della disgrazia sulla parete del salotto dursiano di Stasera che sera. Mentre lui piangeva senza lacrime, con la faccia sconvolta e il fazzoletto sulla bocca, il suo amico (!) Leonardo Pieraccioni cantava «tu c’hai le pupp’a pera».

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