Contro le muffe dei monumenti nasce l'«artebiologo»

Siglata l'intesa fra ministero dei Beni culturali e Ordine dei biologi sulla nuova figura professionale che individuerà gli organismi nocivi per il nostro patrimonio storico, artistico e culturale

Nasce il biologo dell'arte. Lotterà contro batteri, alghe, funghi e muffe. Individuerà le possibili metodologie di intervento per ridurre le principali cause di alterazione di origine biologica di monumenti, sculture, quadri o arazzi. I musei italiani lo scenario nel quale si muoveranno questi professionisti. È stato illustrato, a Cervia, al forum internazionale dei biologi che si chiude domani, il protocollo d'intesa siglato tra l'Ordine Nazionale dei Biologi e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali che controlla e gestisce l'immenso patrimonio storico, artistico ed archeologico in Italia. «È una grande responsabilità ma anche una grande opportunità professionale per migliaia di giovani biologi», ha detto a Cervia il vice presidente dell'Ordine Fiorenzo Pastoni. I biologi collaboreranno con restauratori, chimici, fisici. E l'Ordine Nazionale dei Biologi varerà una task force altamente specializzata per situazioni di particolare rischio e urgenza. D'altronde l'identificazione degli organismi dannosi al patrimonio artistico «è nel Dna costitutivo della professione. C'è un Decreto Ministeriale del 2001 che identifica nel biologo una delle figure responsabili della gestione e cura delle collezioni nel sistema museale italiano», spiega Chiara Fontò, delegata lombarda dell'Ordine. Con il protocollo, ora, la lotta al biodeterioramento di siti e patrimonio artistico si farà più concreta.

Il biologo dell'arte formulerà diagnosi sulle cause di degrado dei manufatti, poi la parola passerà ai tecnici. Sempre a Cervia, dinanzi a una platea di oltre mille biologi italiani ed europei sono state illustrate ricerche relative all'ambiente, alla biologia clinica, agli alimenti e alle biotecnologie.

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