La corsa alle armi è già partita e l'Europa è indietro. Fa meglio il Pakistan

Ecco una panoramica su come stanno cambiando gli eserciti nel mondo

La corsa alle armi è già partita e l'Europa è indietro. Fa meglio il Pakistan

Se la guerra è quello che gli Stati Uniti vogliono, che sia una guerra dei dazi, una guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra, siamo pronti a combattere fino alla fine». Il post su X dell'ambasciata cinese a Washington non lascia dubbi sulla determinazione di Pechino. La Cina è la terza potenza nucleare, dietro Russia e Usa, con 320 testate nucleari, ma secondo stime militari «punta a triplicare o quadruplicare l'arsenale nel prossimo decennio». La Marina di Xi Jinping sta costruendo nuovi sottomarini d'attacco, a propulsione nucleare, classe Tang, capaci di lanciare missili balistici sempre più sofisticati. Per non parlare della massa umana che può lanciare in uno scontro globale: i militari sono 3 milioni e hanno a disposizione 3.309 unità aeree, 6.800 carri armati, 754 unità navali, con un budget per la difesa di 267 miliardi di dollari. Però la grande armata non ha mai combattuto una guerra moderna e prolungata e Xi sta purgando decine di alti ufficiali corrotti.

«Il pericolo di un conflitto mondiale esiste e non è mai stato vicino come adesso» sostiene il generale in congedo Marco Bertolini, una vita da paracadutista. La Russia detiene il primo arsenale atomico al mondo con 6300 testate. Mosca ha 1588 missili nucleari pronti al lancio, seconda solo agli Usa. Armi da fine del mondo, che possono venire caricate su vettori ipersonici capaci di sfrecciare a Mach 27, quasi impossibili da intercettare. I nomi dei missili non lasciano dubbi: Stiletto, Satan e Satan II meglio conosciuto come Sarmat. I talk show russi hanno più volte evidenziato come possono piombare su Berlino in 106 secondi e polverizzare Londra con una dozzina di testate nucleari per un totale di 750 kilotoni. L'arma invisibile dei sottomarini, come il Belgorod, bestione di 184 metri, largo 15, porta in grembo sei Poseidon, droni senza pilota a propulsione nucleare armati di una testata atomica al cobalto 60. Una specie di gigantesco siluro nucleare di 24 metri che può viaggiare da solo per 10mila chilometri ad una profondità di 1000 metri e una velocità di 100 nodi. L'equivalente sotto il mare di un missile intercontinentale. Se lanciato contro città costiere come New York provocherebbe uno tsunami radioattivo che travolge tutto. Gli Usa stanno ammodernando l'arsenale nucleare di 5800 testate con i nuovi missili intercontinentali Sentinel e per i sottomarini nucleari hanno migliorato i Trident. Gli americani mantengono la posizione di leader globale in termini di potenza militare, con oltre 2 milioni di uomini, 13.043 unità aeree, 4.640 carri armati, 440 navi, comprese la flotta più grande di portaerei e un budget per la difesa di 895 miliardi di dollari. «Gli Usa hanno nella loro dottrina la capacità di combattere due guerre convenzionali contemporaneamente in due aree diverse del mondo - spiega Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi difesa -. Una capacità che stanno potenziando con riserve, scorte e possibilità di arruolare moltissimi uomini in tempi brevi».

In Europa solo la Francia possiede 290 ordigni atomici e l'Inghilterra 225 schierate in gran parte sui sottomarini. Non a caso il premier inglese, Keir Starmer, ha appena varato lo scafo del nuovo sommergibile nucleare Dreadnought, ultra sofisticato. In una simulazione di guerra fra Russia e Nato, che inizia con l'utilizzo di armi nucleari tattiche, si passa da 2,6 milioni di morti nelle prime tre ore a 91,5 milioni fra deceduti e feriti in poco tempo con l'utilizzo di 300 testate Usa e 180 della Nato.

«Non credo al pericolo di una terza guerra mondiale, ma il livello di conflittualità che stiamo vivendo è molto elevato - osserva l'ex capo di Stato maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini -. Dal punto di vista strategico sono seriamente preoccupato per il quadrante Nord a cominciare dai Paesi Baltici». La terza guerra mondiale è già in atto a pezzi, come aveva previsto papa Francesco. «L'Europa non è in grado di affrontare una guerra globale, ma neanche quella in Ucraina - sottolinea Gaiani -. Se dovessimo mandare 200mila soldati di forza di interposizione dove andiamo a prenderli?». Sommando gli eserciti delle nazioni più importanti (Francia, Inghilterra, Germania e Italia) si arriva a poco più di 300mila uomini. «Mandarne 200mila significa avere 600mila soldati a disposizione per turnazioni e difesa - spiega l'esperto -. Non ci sono abbastanza uomini». I giovani non si arruolano per disinteresse e pure per paura della guerra.

«Dal punto di visto della capacità convenzionale la Russia è in pessime condizioni - dichiara Camporini - L'esercito di una superpotenza non riesce ad avere ragione dell'Ucraina, al di là del supporto fornito dagli occidentali». Il Cremlino ha deciso di aumentare a 120 miliardi di euro entro il 2025 il budget militare. E di espandere il numero di uomini a 1,5 milioni il prossimo anno.

Il Vecchio continente, nonostante i roboanti annunci sul ReArm Europe di 800 miliardi di euro, è il fanalino di coda della Difesa. «Le forze armate europee sono ridotte all'osso» conferma Bertolini. Gaiani sostiene che «nessun esercito europeo potrebbe combattere la guerra nel Donbass, non quella globale, su un fronte di poco più di 1000 km perché finiremmo le munizioni». Un recente studio ha rivelato che l'Aeronautica francese, la più forte nella Ue, con circa 200 aerei da combattimento, ha missili a lungo raggio che basterebbero per un giorno di conflitto con russi o cinesi. Quelli a medio e corto raggio durerebbero tre giorni. Non solo: l'Europa ha grandi flotte navali, ma la disponibilità dei missili è ridotta al lumicino. Pure Camporini evidenzia che «bisogna puntare a produrre proiettili, missili, bombe, sistemi anti aerei per l'eterogeneità degli armamenti e relativa difficoltà di mutuo supporto fra i Paesi europei». La relazione sull'Europa dell'ex premier, Mario Draghi, sottolinea che la Ue ha dieci tipi di obici e 12 carri armati diversi. Gli americani solo uno, l'M1 Abrams. Gaiani fa notare che in uno scontro globale potrebbero resistere di più «le due Coree, l'India e il Pakistan (con arsenali nucleari nda), nazioni che si preparano da anni ad un conflitto su vasta scala con i rispettivi rivali». E poi ci sono le spine del fianco come gli Houti nello Yemen, che hanno dimostrato capacità offensive inaspettate, e l'Iran, con una certa inventiva. I Pasdaran hanno varato la Shahid (martire) Baqeri, alternativa povera della portaerei.

La nave potrà imbarcare 60 droni Qaher-313 ed elicotteri.

«Nessuno è veramente pronto per una guerra globale - osserva Gaiani -. E per l'Europa pesa l'incognita su quanti governi sopravviverebbero di fronte alle prime centinaia di caduti che tornerebbero a casa in una bara».

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