nostro inviato a Toyako
La cornice impone vincoli ben precisi. Non tanto per necessità, quanto per ragioni di opportunità. E Silvio Berlusconi sa bene che nella conferenza stampa che chiude i lavori del G8 di Hokkaido (lultima perché il Cavaliere è lultimo dei premier eletti degli Otto grandi) alla politica interna deve dare meno spazio possibile. Così, quando si cade inevitabilmente sulla manifestazione girotondina di piazza Navona, la sua risposta è telegrafica: «Se mi permettete, della spazzatura mi occupo a Napoli». Insomma, siamo in una sede internazionale e «non vorrei aggiungere altro».
In verità, una battuta in più se la concede al termine della conferenza stampa. E a chi gli chiede se bene ha fatto Walter Veltroni a dissociarsi dalla piazza, risponde anche qui lapidario: «Ma sì, certo che ha fatto bene a prendere le distanze». Anche se, aggiunge, «non andiamo dietro a queste cose, sono de minimis e si illustrano da sole».
Poche parole, dunque, che sono però il termometro di uno stato danimo. Che il leader del Pd abbia stigmatizzato una manifestazione che non è stata solo un festival antiberlusconiano come inizialmente annunciato ma si è presto trasformata in una sagra dellinvettiva anche contro il Vaticano e il capo dello Stato, per Berlusconi è un gesto piuttosto scontato. Anche per questo invita a minimizzare. E non solo, dunque, perché il palcoscenico di Toyako imponga in agenda temi più «alti» o perché il lodo Alfano sia ormai in dirittura darrivo.
Il Cavaliere, infatti, è più che convinto che Veltroni stia pagando gli errori e le troppe indecisioni del dopo elezioni. E la sua presa di distanze era inevitabile. Ieri, seppure in privato, non ne faceva mistero. «Di Pietro è un nostalgico e Veltroni è la sua vittima», ho confidato ai suoi commentando la piazza girotondina. E se da una parte il leader del Pd è sotto la morsa dellex pm, dallaltra cè Massimo DAlema che con la sua fondazione Red ha iniziato una guerra di posizione che potrebbe presto portare le prime conseguenze.
Da Hokkaido, dunque, Berlusconi guarda con una certa soddisfazione alla situazione italiana. Non carica troppo e preferisce la via della cautela perché sa bene che una sua parola potrebbe contribuire a rinsaldare il fronte, ma è convinto che il boomerang di Piazza Navona si farà sentire. Perché alla fine - è il succo del ragionamento del premier - con le invettive violente e becere contro il Papa e contro Napolitano hanno dimostrato che i Caimani sono loro. «Mandare in tv gli integrali degli interventi di Beppe Grillo, Marco Travaglio e Sabina Guzzanti - si lasciano scappare nellentourage del Cavaliere - sarebbe per il centrodestra il migliore degli spot. Purtroppo non si può far entrare nelle case degli italiani la pornografia, il sessismo, loltraggio gratuito al Papa e alle istituzioni».
Un autogol che rischia di condizionare anche il dibattito sul Lodo e latteggiamento del Quirinale. Sul primo fronte, infatti, assimilare i contrari allimmunità per le alte cariche ai girotondini di piazza Navona non fa che aprire la strada al lodo, tanto che pure lUdc sta pensando di passare dallastensione al voto favorevole anche per prendere le distanze da Di Pietro e compagni. Sul secondo fronte, invece, lattacco violento al Colle apre un vulnus con Napolitano che potrebbe non rimarginarsi in tempi brevi.
Di certo, la piazza girotondina rischia di essere un punto di svolta non solo per la sinistra ma anche per il governo. Perché se Di Pietro e Veltroni sono più deboli (mentre continuano a risalire le quotazioni di DAlema) è ovvio che di contro sia più forte Berlusconi. Che non a caso torna a ripetere che lItalia è un Paese che «ama autoflaggellarsi» e «mostrarsi malamente». E ammonisce: «Con questo masochismo non si va da nessuna parte». I sondaggi, però, continuano a confortarlo. E alla fine della conferenza stampa a Toyako è proprio il premier a tornare sul «No Cav day».
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