Così Berlino ha bandito gli Hezbollah: terroristi

Finite le ambiguità, ora molti si attendono che altri Paesi europei seguano l'esempio tedesco

Così Berlino ha bandito gli Hezbollah: terroristi

A Moabit, quartiere nordoccidentale di Berlino, ci sono pasticcerie libanesi da leccarsi i baffi. In una di queste, forse la più grande del quartiere, l'occhio si perde fra dolci al miele di mille fogge: con i datteri, le noci, le nocciole, le mandorle o il formaggio. Arrivato alla cassa, il cliente alza lo sguardo e vede appesa al muro la foto di un signore: il turbante nero in testa, il volto tondo con gli occhiali incorniciato da una barba corta ma ben curata. La bandiera libanese affissa ovunque è ben visibile e il cliente, ingenuo, chiede: «Chi è quel signore, il presidente della Repubblica?». Risposta: «No, quel signore è un benefattore, si chiama Nasrallah». Grazie, auf wiedershen. Hassan Nasrallah è il capo di Hezbollah, movimento politico sciita libanese e milizia armata fino ai denti, protagonista indiscusso della scena politica libanese e, allo stesso tempo, fuoriclasse del terrorismo islamico internazionale.

Dall'inizio di maggio, Hezbollah è fuorilegge in Germania. Lo ha annunciato il ministro degli Interni, Horst Seehofer, dopo alcune perquisizioni della polizia condotte fra appartamenti, sedi di associazioni private e moschee di Berlino, Dortmund, Münster e Brema. La decisione mette fine a molti anni di ambiguità politica nella Repubblica federale. Perché sulle responsabilità terroristiche del «partito di Dio» nessuno ha dubbi. Tant'è che l'ala militare di Hezbollah è stata inserita dall'Ue nelle lista delle organizzazioni del terrore già dal 2013 a seguito dell'attacco terroristico compiuto l'anno prima dalla milizia libanese all'aeroporto di Burgas, città bulgara sul Mar Nero frequentata da molti israeliani. Nell'esplosione suicida su un autobus persero la vita sei persone (cinque cittadini dello Stato ebraico). Quello di Burgas è solo uno degli atti di terrore attribuiti a Hezbollah, che non a caso è sulla lista nera anche di Usa, Canada, Lega araba, Consiglio di Cooperazione del Golfo, Israele e Argentina nel paese sudamericano il 18 luglio 1994 un furgone carico di tritolo esplose nel parcheggio di un palazzo di associazioni ebraiche (Amia). Bilancio: 85 morti e 200 feriti. Numeri che non interessano all'Ue, che si è anzi inventata la distinzione fra braccio politico e ala militare di Hezbollah per non indispettire né il governo del Libano, di cui Hezbollah fa parte, né gli ayatollah iraniani, i sostenitori di Hezbollah da sempre riveriti a Bruxelles, Roma, Parigi e dintorni. Negli anni, Hezbollah si è trasformata nel più prezioso alleato di Teheran, che l'ha armata facendola combattere per interposta persona contro Israele nel 2006 e in anni più recenti contro l'Isis in Siria.

Per Remko Leemhuis, direttore dell'America Jewish Committee di Berlino, la decisione tedesca era attesa da tempo non solo perché Hezbollah «è un'organizzazione apertamente antisemita» ma anche perché il migliaio di sostenitori del gruppo presenti in Germania «è in larga parte dedito a attività illegali come il riciclaggio di denaro e traffico di droga». Traffici in grado di finanziare abbondantemente l'organizzazione: basti ricordare i quattro cittadini libanesi arrestati in Germania nel 2008 con addosso 8,5 milioni di euro pronti per passare nelle casse di Nasrallah o il fermo nel 2016 di altri due libanesi con mezzo milione di euro ciascuno raccolti per Hezbollah.

Al Giornale è Hans-Jakob Schindler a spiegare i possibili effetti del nuovo divieto imposto da Berlino. Già consulente dell'Onu e dell'Interpol e responsabile di progetti di monitoraggio dello Stato islamico e dei talebani, Schindler ricorda che, formalmente, Hezbollah non è un'organizzazione costituita in Germania e che il divieto di finanziarla e di esporre i suoi simboli riguarda dunque solo individui. Se fino a ieri gli esponenti della milizia erano ricercati solo per le attività criminali quali l'estorsione o il riciclaggio, «da oggi sono anche considerati dei terroristi». Il che significa «che le autorità hanno un maggiore margine di indagine e monitoraggio per reprimere i loro crimini». Hezbollah era nel mirino degli investigatori ormai da anni. Sia per i suoi legami con la strage del ristorante Mykonos di Berlino nel 1992, quando quattro curdi oppositori del regime degli ayatollah vennero uccisi in un agguato per il quale furono poi condannati degli emissari di Teheran e alcuni cittadini libanesi. «Secondo il governo tedesco, Hezbollah ha sempre mantenuto una rete di cellule attive in Germania» capaci di compiere attacchi sia dentro sia fuori dalla Repubblica federale», continua Schindler.

La mossa del governo tedesco, che pure vanta ottimi rapporti sia con Libano sia con Israele e che spesso ha agito da mediatore fra i due governi, viene da lontano: nel 2008 era stato spento il canale satellitare Al Manar TV del gruppo sciita, nel 2014 era stato il turno di Waisenkinderprojekt Libanon, che con la scusa di aiutare i bambini orfani nel paese dei Cedri «contribuisce alla violenza tra Libano e Israele», si legge in un rapporto dei servizi tedeschi. L'anno dopo la Corte costituzionale tedesca definisce Hezbollah un'organizzazione che nuoce alla convivenza pacifica dei popoli. Nel 2019 il Bundestag ha chiesto al governo di procedere contro Hezbollah: favorevoli i partiti della grande coalizione e i Liberali, e gran parte, «ma non tutti», dei deputati Verdi e socialcomunisti, mentre AfD procede per principio contro tutto le proposte del governo.

Alla domanda su quali possano essere le conseguenze in Europa della decisione tedesca risponde Leemhuis. «Sulla messa al bando di Hezbollah Parigi si è sempre nascosta dietro Berlino: oggi l'alibi francese è caduto. Spero che altri paesi europei seguano presto l'esempio tedesco».

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