Ci avete provato già due anni fa a smascherare i furbetti del sindacato. Marco Paolo Nigi, segretario generale della Confsal, non è cambiato nulla?
«La ratio della nostra ricerca era far percepire quanto fosse grave la mancata trasparenza sul numero degli iscritti nel settore privato. Era ed è resa possibile dalle dichiarazioni senza riscontro fondato sulla certezza del numero delle deleghe fatte annualmente da ogni sindacato al ministero del Lavoro e consentiva azzardi numerici che sostenevano e giustificavano gli azzardi mediatici di qualche particolare sigla confederale».
Denuncia caduta nel vuoto?
«Non facemmo che dire il re è nudo in quanto, da confederazione autonoma sganciata dalla politica, trovavamo non solo sospetto ma anche pericoloso che sigle "baciate" dal favore partitico-politico potessero motivare così il loro diritto di sedersi ai tavoli di concertazione».
Ma così fan tutti, o no?
«Qualche anno fa feci una sorta di autodenuncia. Dicevo che la cifra da noi dichiarata al ministero era maggiore per necessità, poiché altre confederazioni meno consistenti di noi dichiaravano così tanto da rendere impossibile la nostra verità. Ora si faccia chiarezza e si vedrà che la Confsal è la vera quarta confederazione sindacale».
Chi bluffa allora?
«Non credo che le grandi confederazioni abbiano bluffato sul numero dei loro iscritti, non ne hanno bisogno. E poi - a parte il caso palese dell'Ugl - un range di qualche punto percentuale va concesso, proprio per la vita mobile del sindacato nel corso della quale può accadere che ci siano alcuni slittamenti di consensi e di tessere».
Si può «cambiare verso» al sistema?
«Il governo proponga e il Parlamento vari finalmente una legge sulla rappresentanza e rappresentatività sindacali. Non basta un semplice accordo facilmente eludibile. Serve un sistema che consenta di calcolare i reali numeri sindacato per sindacato, confederazione per confederazione».
Intanto i sindacati restano nel mirino.
«Verità dei numeri, chiarezza della
rappresentatività, nuova dignità della rappresentanza: di questo il sindacato ha bisogno. È e deve essere in proporzione al mandato dei suoi iscritti e nessuno, neanche un premier, può negare il dovere e il diritto di rappresentanza».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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