Dopo il diktat della Merkel alla Grecia ormai siamo in guerra. Non con i carri armati ma con la finanza, che è pur sempre un’arma di distruzione di massa che a livello globale sta destabilizzando gli Stati sovrani, estromettendo dal potere governi democraticamenteeletti, costando cifre da capogiro a causa della speculazione e mietendo milioni di vittime. Non sono morti ammazzati ma morti dentro: persone che perdono la certezza della vita, a cui viene lesa la dignità, che non sono più libere di scegliere, ridotte in povertà o alla fame, costrette alla solitudine dell’emigrazione o di chi non avrà mai una propria famiglia, comunque impossibilitate ad essere pienamente se stesse a casa propria. Talune preferiscono suicidarsi, come i nostri imprenditori sopraffatti dall’attesa per i crediti contratti con lo Stato, mentre per ora una maggioranza relativa si rassegna al «male minore» confidando in un miracolo affidato alle tecnocrazie espressione dei poteri finanziari transnazionali, nella convinzione che non vi sia alternativa alla competizione fino all’ultimo sangue nello scenario della finanza e dell'economia globalizzata.
Come in tutte le guerre si creano e perfezionano le alleanze regionali e internazionali, si proclama lo stato d’emergenza che consente di imporre dei regimi autoritari nel nome dell’interesse supremo dello Stato, si affilano le armi e si emanano gli ultimatum. Tale è l’annuncio che la Germania vuole commissariare la Grecia ottenendone il riconoscimentodell’autorità, in cambio del nuovo maxiprestito da 130 miliardi di euro, di un super-Commissario europeo al Bilancio e ai Conti pubblici con potere di intervento sulla gestione delle sue finanze.
Il diktat tedesco conferma che questa Unione Europea è proiettata verso la costituzione di un super- Stato dove verrà del tutto meno la sovranità nazionale dei singoli Paesi aderenti all’eurozona. E se persino il premier Papademos, ex vicepresidente della Bce (Banca centrale europea) ed ex governatore della Banca centrale greca, ha respinto la richiesta tedesca perché «queste competenze appartengono alla sovranità nazionale », ci domandiamo se invece l’atteggiamento di assoluta accondiscendenza della Merkel, di Sarkozy e di Draghi nei confronti di Monti non si spieghi con il fatto che il nostro capo di governo ha già sostanzialmente accettato ciò che Papademos esclude, ovvero la svendita della sovranità nazionale dell’Italia in un contesto dove la gestione delle Finanze, del Bilancio e dell’Economia sarà appannaggio esclusivo di una tecnocrazia che prenderà ordini direttamente da Bruxelles.
A differenza di Papademos, Monti gode di un fronte interno incredibilmente coeso grazie alla regia altamente discutibile del capo dello Stato Napolitano e al non meno grave sostegno della Chiesa cattolica, culminati nell’auto- commissariamento del Parlamento e dei maggiori partiti, nell’allineamento di gran parte degli organi d’informazione e nell’accondiscendenza della magistratura. Neppure sotto il fascismo si registrò un tale appiattimento in modo spontaneo del fronte interno. Il fatto che sono gli stessi italiani - tutti gli eletti e buona parte degli elettori - a rinunciare volontariamente alla democrazia sostanziale, evidenzia che quella di Monti è la peggiore delle dittature.
Ma è proprio vero che non vi sia alternativa a questa nuova guerra mondiale dove l’Unione Europea dovrebbe trasformarsi in un blocco monolitico governato in modo autoritario per poter reggere la sfida con gli Stati Uniti, la Cina, l’India,la Russia e le altre potenze emergenti in Asia, America Latina e Africa? Siamo proprio certi che la nostra sopravvivenza è indissolubilmente legata alla prospettiva di crescita verso la dimensione «macro», costringendoci a investire nell’ambito quantitativo per produrre sempre di più, mettendo pertanto al centro la moneta e affidando la nostra sorte alle tecnocrazie finanziarie?
Ebbene io dico che non è affatto così. Vi invito a fermarci per riflettere dentro di noi. Recuperiamo l’uso della ragione, il dirittodovere alla valutazione e alla critica di ciò che oggi la dittatura politica e mediatica ci propina come l’unica verità; riscattiamo il sano amor proprio che ci porta a concepirci come il centro della vita quali persone depositarie di valori non negoziabili; emancipiamoci dall’ideologia dominante dei cittadini-gregari e diventiamo protagonisti che non solo ragionano e credono, ma sono soprattutto in grado di agire per costruire un’alternativa che ci consenta di essere autenticamente noi stessi a casa nostra. Investiamo nella dimensione dell’essere anziché dell’avere, scommettiamo nella prospettiva del «micro» anziché del «macro », perseguiamo il traguardo del bene comune da condividere con le persone che ci scegliamo e che amiamo anziché farci trascinare nella follia di una guerra mondiale per conquistare il primato finanziario, scontrandoci con persone che non conosciamo ma che diventano nemici perché sono più ricchi, producono di più e consumano di più. Affranchiamoci da questa trappola infernale tesa dai criminali che hanno inquinato la finanza mondiale con i titoli spazzatura e dai tecnocrati che vorrebbero trasformarci in adoratori del dio euro.
Diciamo no alla guerra finanziaria mondiale, no al super-Stato europeo, no alla divinità dell’euro, no alla dittatura di Monti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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