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Così l'Italia si svenderà a Berlino

Monti sta sacrificando la sovranità nazionale per ingraziarsi la Merkel e la tecnocrazia europea

Così l'Italia  si svenderà a Berlino

Dopo il diktat della Me­rkel alla Grecia ormai siamo in guerra. Non con i carri armati ma con la finan­za, che è pur sempre un’arma di distruzione di massa che a livel­lo globale sta destabilizzan­do gli Stati so­vrani, estro­mettendo dal potere gover­ni democrati­camenteeletti, costando cifre da capogiro a causa della specu­la­zione e mietendo milioni di vit­time. Non sono morti ammazza­ti ma morti dentro: persone che perdono la certezza della vita, a cui viene lesa la dignità, che non sono più libere di scegliere, ridotte in povertà o alla fame, costrette alla solitudi­ne dell’emigrazione o di chi non avrà mai una propria famiglia, co­munque impossibilitate ad esse­re pienamente se stesse a casa propria. Talune preferiscono sui­cidarsi, come i nostri imprendito­ri sopraffatti dall’attesa per i cre­diti contratti con lo Stato, mentre per ora una maggioranza relati­va si rassegna al «male minore» confidando in un miracolo affida­to alle tecnocrazie espressione dei poteri finanziari transnazio­nali, nella convinzione che non vi sia alternativa alla competizio­ne fino all’ultimo sangue nello sce­nario della finan­za e dell'econo­mia globalizzata.

Come in tutte le guerre si creano e perfezionano le al­leanze regionali e internazionali, si proclama lo stato d’emergenza che consente di im­porre dei regimi autoritari nel no­me dell’interesse supremo dello Sta­to, si affilano le ar­mi e si emanano gli ultimatum. Ta­le è l’annuncio che la Germania vuole commissa­riare la Gre­cia otte­nendone il ricono­scimentodell’au­torità, in cambio del nuovo maxi­p­restito da 130 mi­liardi di euro, di un super-Com­missario europeo al Bilancio e ai Conti pubblici con potere di in­tervento sulla gestione delle sue finanze.

Il diktat tedesco conferma che questa Unione Europea è proiet­tata verso la costituzione di un su­per- Stato dove verrà del tutto me­no la sovranità nazionale dei sin­goli Paesi aderenti all’eurozona. E se persino il premier Papade­mos, ex vicepresidente della Bce (Banca centrale europea) ed ex governatore della Banca centra­le greca, ha respinto la richiesta tedesca perché «queste compe­te­nze appartengono alla sovrani­tà nazionale », ci domandiamo se invece l’atteggiamento di assolu­ta accondiscendenza della Me­rkel, di Sarkozy e di Draghi nei confronti di Monti non si spieghi con il fatto che il nostro capo di governo ha già sostanzialmente accettato ciò che Papademos esclude, ovvero la svendita della sovranità nazionale dell’Italia in un contesto dove la gestione del­le Finanze, del Bilancio e del­l’Economia sarà appannaggio esclusivo di una tecnocrazia che prenderà ordini direttamente da Bruxelles.

A differenza di Papademos, Monti gode di un fronte interno incredibilmente coeso grazie al­la regia altamente discutibile del capo dello Stato Napolitano e al non meno grave sostegno della Chiesa cattolica, culminati nel­l’auto- commissariamento del Parlamento e dei maggiori parti­ti, nell’allineamento di gran par­te degli organi d’informazione e nell’accondiscendenza della ma­gistratura. Neppure sotto il fasci­smo si registrò un tale appiatti­mento in modo spontaneo del fronte interno. Il fatto che sono gli stessi italiani - tutti gli eletti e buona parte degli elettori - a ri­nunciare volontariamente alla democrazia sostanziale, eviden­zia che quella di Monti è la peg­giore delle dittature.

Ma è proprio vero che non vi sia alternativa a questa nuova guerra mondiale dove l’Unione Europea dovrebbe trasformarsi in un blocco monolitico governa­to in modo autoritario per poter reggere la sfida con gli Stati Uniti, la Cina, l’India,la Russia e le altre potenze emergenti in Asia, Ame­rica Latina e Africa? Siamo pro­prio certi che la nostra sopravvi­venza è indissolubilmente lega­ta alla prospettiva di crescita ver­so la dimensione «macro», co­stringendoci a investire nell’am­bito quantitativo per produrre sempre di più, mettendo pertan­to al centro la moneta e affidan­do la nostra sorte alle tecnocra­zie finanziarie?

Ebbene io dico che non è affat­to così. Vi invito a fermarci per ri­flettere dentro di noi. Recuperia­mo l’uso della ragione, il diritto­dovere alla valutazione e alla cri­tica di ciò che oggi la dittatura po­litica e mediatica ci propina co­me l’unica verità; riscattiamo il sano amor proprio che ci porta a concepirci come il centro della vi­t­a quali persone depositarie di va­lori non negoziabili; emancipia­moci dall’ideologia dominante dei cittadini-gregari e diventia­mo protagonisti che non solo ra­gionano e credono, ma sono so­prattutto in grado di agire per co­struire un’alternativa che ci con­senta di essere autenticamente noi stessi a casa nostra. In­vestiamo nella dimen­sione dell’essere anziché dell’ave­re, scommettia­mo nella pro­spettiva del «micro» anzi­ché del «ma­cro », perse­guiamo il tra­guardo del bene comune da condivi­dere con le persone che ci scegliamo e che amia­mo anziché farci trascinare nella follia di una guerra mondiale per conquistare il primato finanzia­rio, scontrandoci con persone che non conosciamo ma che di­ventano nemici perché sono più ricchi, producono di più e consu­mano di più. Affranchiamoci da questa trappola infernale tesa dai criminali che hanno inquina­to la finanza mondiale con i titoli spazzatura e dai tecnocrati che vorrebbero trasformarci in ado­ratori del dio euro.

Diciamo no al­la guerra finanziaria mondiale, no al super-Stato europeo, no al­la divinità dell’euro, no alla ditta­tura di Monti. 

 

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