Crea scompiglio la campagna di Fracomina per Alemanno è lesiva dei diritti della donna

Fa discutere la nuova campagna pubblicitaria di Fracomina, tanto da far prendere al sindaco Alemanno la decisione di rimuovere i manifesti. Ma si oppone il marchio di abbigliamto, per il quale "Roma è come Teheran"

Crea scompiglio la campagna di Fracomina 
per Alemanno è lesiva dei diritti della donna

Roma - Fa discutere la nuova campagna pubblicitaria ideata dal marchio partenopeo Fracomina, protagoniste alcune modelle, che con la scusa di svincolarsi da un'immagine della donna antiquata e pre-moderna, si spingono forse troppo in là nel tentativo di ridefinire la "nuova donna". Critico Alemanno, che ha ordinato la rimozione dei manifesti, spalleggiato da Giovanardi. Di opinione contraria Sgarbi.

La pietra dello scandalo "Sono Monica, lavoro in politica e non vado a letto con nessuno", oppure "Sono Maddalena, faccio la escort e non sono una ragazza facile", e ancora "Sono Maria, non sono vergine e ho un forte senso di spiritualità", sono queste in particolare le parti di una campagna più articolata che hanno attirato l'attenzione dell'opinione pubblica. Può infatti essere condivisibile il messaggio veicolato dal marchio d'abbigliamento italiano, fino a che gli slogan pubblicitari si limitano a parlare di donne che riescono ad affiancare alla maternità una carriera del successo, molto meno quando puntano semplicemente alla sensazione, con slogan che lasciano il tempo che trovano, rivelandosi tutt'altro che "nuovi", anzi piuttosto profilandosi come dei luoghi comuni belli e buoni.

La reazione di Alemanno Come era prevedibile, non sono mancate le critiche alla campagna pubblicitaria, giudicate pesamente lesive della dignità della donna. A prendere per primo la decisione di rimuovere i manifesti dalle mura cittadine Gianni Alemanno, con un'ordinanza che sottolinea il degrado culturale derivante da alcuni dei concetti associati alla campagna, richiamandosi ad una moratoria precendente in tema dei diritti e della dignità della donna. I poster precedentemente appesi nella Capitale sono stati quindi coperti o rimossi, così come accadra per i manifesti che da qualche giorno circolano sui bus cittadini dell'Atac. E il placet sulla decisione del sindaco romano è arrivato anche dal sottosegretario Giovanardi. "Ha fatto bene, quei manifesti offendono indubbiamente e le donne e il sentimento religioso di milioni di italiani", ha commentato, durante un intervento a KlausConcidio, programma televisivo di Klaus Davi in onda su YouTube.

"Errore rimuovere i manifesti" Di opinione totalmente avversa Vittorio Sgarbi che, interpellato sull'argomento ha fatto notare l'assoluta inefficacia di un provvedimento come quello di Alemanno, che, a detta del critico, servirà unicamente a dare maggiore spolvero a una campagna che puntava evidentemente molto sull'indignazione e che in questo modo ne uscirà semplicemente rafforzata. "La preoccupazione di Alemanno è inutile. Le persone intelligenti non si sentiranno minimamente toccate nè offese dalla campagna".

Roma come Teheran? All'insegna dell'esagerazione anche la risposta del marchio di abbigliamento alla notizia della rimozione dei propri manifesti pubblicitari. Per Fracomina "Roma è come Teheran".

"Ma - fa notare il sottosegretario Giovanardi - in città portate tradizionalmente a simbolo di modernità, come Londra o New York, manifesti del genere non sarebbero neppure stati realizzati. In quei paesi è vietata qualsiasi forma di espressione che sia anche minimamente lesiva nei confronti della sensibilità religiosa o delle minoranze".

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