Crescono i porti, meno le aziende

IL III RAPPORTO DELL’OSSERVATORIO NAUTICO NAZIONALE Più 7,6% nel 2011. Ma pressione fiscale e canoni demaniali elevati fanno soffrire le imprese

Crescono i porti, meno le aziende

Nato appena 5 anni fa, è già un punto di riferimento, forse l’unico, per il settore. È l’Onn - Osservatorio Nautico Nazionale - ovvero la sintesi di un patto tra i partner fondatori: Accademia Italiana Marina Mercantile, Provincia di Genova, Ucina-Confindustria Nautica, Università degli Studi di Genova, sotto la guida scientifica del professor Gian Marco Ugolini e con il coordinamento di Roberto Neglia.

Mercoledì scorso, a Milano, Onn ha presentato il suo III Rapporto sul turismo Nautico: analisi delle strutture portuali nell’ultimo quinquennio, gestione dei porti turistici e impatto economico del diporto. Con una novità: l’Atlante Tematico della Nautica, primo esempio in Italia di un’opera cartografica su scala mondiale, europea, italiana e provinciale (36 tavole) dedicata alla nautica da diporto.

Gian Marco Ugolini e Roberto Neglia, hanno analizzato tre punti cardine: l’evoluzione delle strutture portuali negli ultimi 5 anni, la gestione dei porti turistici, l’impatto economico del diporto. «Un settore - ha detto Anton Francesco Albertoni - messo duramente alla prova».

Dal rapporto emerge che nel quinquennio 2007-2011 il numero di infrastrutture portuali nazionali ha registrato un incremento del 7,6% a quota 540 unità, di cui 348 porti polifunzionali, 116 punti di ormeggio e 76 porti turistici. Lo scorso anno, infatti, i posti barca hanno superato le 157mila unità (153mila del 2010), concentrati soprattutto in Liguria (21.716, pari al 13,8% del totale) e Sardegna (20.175, pari al 12,8%). E ancora: in ogni porto turistico lavorano in media 9 addetti diretti a tempo pieno e 61 addetti nell’indotto, dati che, nei marina, salgono a 12 e 76.

Evidente, inoltre, la sofferenza delle imprese sul versante gestione economica. Evidenti le sofferenze delle imprese. Soprattutto nell’area tributaria e finanziaria, a causa dell’esponenziale aumento dei canoni delle concessioni demaniali. Infine i risultati dell’indagine su 110 porti e 850 diportisti riferita al 2010: la spesa giornaliera pro capite dei soli diportisti stanziali nei marina è pari a una media di 102 euro, 58 dei quali destinati alla ristorazione (38 in shopping giornaliero).

«Quello nautico - sottolinea Ucina - è un comparto capace di generare importanti ricadute economiche sul territorio. Vale la pena di ricordare che se il governo non avesse accolto le istanze di Ucina (modifica della tassa di stazionamento, ndr) avremmo avuto un danno di circa 1,5 miliardi di euro, tra riduzione delle entrate dirette dello Stato, mancato indotto generato dai superyacht in transito e investimenti portuali a rischio».

Un capitolo a parte merita «NaQi» - Nautical Quality Index - il primo indicatore che misura la

«qualità nautica» delle 62 province costiere italiane, molto apprezzato dai diportisti. Primo verdetto: leader della classifica è la provincia di Lucca; al secondo posto quella di Genova. Maglia nera per Puglia e Calabria.

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