È ispirata alla storia vera di Giovanni Savino, educatore nel quartiere Barra di Napoli dove, grazie alla sua pedagogia circense, si dedica al recupero di ragazzi in dispersione scolastica per riportarli sui banchi di scuola per il diploma di terza media. Sono le Criature del film d'esordio nel lungometraggio di Cécile Allegra che ha scritto anche la sceneggiatura e che ha una lunga esperienza di inviata di guerra e di documentarista in Francia. «Sono arrivata a Napoli - racconta la regista che nel film utilizza toni da realismo magico e le musiche suggestive di Dario Sansone - un po' per caso, durante la guerra di Scampia e ho imparato ad amare i quartieri più difficili. Ho visto ragazzi crescere da famiglie con difficoltà economiche grazie all'arte di sostenersi a vicenda che è uno dei pilastri della pedagogia circense perché nessuno può camminare da solo». Distribuito nei cinema dal 5 gennaio da Medusa che produce anche con Picomedia, Criature vede come protagonista Marco D'Amore nei panni di Mimmo Sannino, un tempo insegnante e ora impegnato come educatore di strada a Napoli. La macchina da presa lo segue mentre lui, nei locali della biblioteca che i servizi sociali gli hanno faticosamente concesso (lì lavora Anna, interpretata da Marianna Fontana, che condivide i suoi stessi ideali), attraverso l'arte circense che è gioco, sogno e solidarietà, le lezioni sui trampoli e le letture del barone rampante, coinvolge giovani come Daniela (Martina Abbate), che vende carciofi al banco del padre, Margherita (Maria Esposito di Mare fuori), che ha abbandonato la scuola per fare la parrucchiera a 30 euro la settimana, Ciro (Antonio Guerra), cresciuto da solo con suo fratello fino ad arrivare a Bruno (Ciro Minopoli), figlio di un boss locale.
La criminalità organizzata e le stesse famiglie che contano anche sul lavoro dei ragazzini per arrivare a fine mese, saranno i suoi principali oppositori: «Ma - racconta l'attore di Gomorra che si appresta a girare il prequel della serie di Sky e Cattleya - faccio fatica a pensarlo come un eroe perché, come diceva Brecht, sventurata è la terra che ha bisogno di loro, perché sono soli. Lui vorrebbe che si moltiplicassero le persone che fanno la loro parte per il bene comune. Meravigliosi essere umani, non eroi».
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