È stato il giorno della requisitoria del pubblico ministero Gianfranco Colace nel processo contro l’ex portavoce di Chiara Appendino, Luca Pasquaretta. Il giornalista è accusato di peculato, estorsione e traffico di influenze illecite: il pm ha chiesto una condanna di 9 anni di reclusione. Ma non è tutto. L’accusa ha chiesto al tribunale di valutare la trasmissione degli atti alla Procura per falsa testimonianza nei confronti dell’ex sindaca di Torino e per l’ex viceministra grillina Laura Castelli, che assunse successivamente Pasquaretta come collaboratore.
Chiesti 9 anni per Luca Pasquaretta
Il processo nasce dalla presunta consulenza fantasma da 5 mila euro che Pasquaretta svolse per l’edizione 2017 del Salone del Libro."Pasquaretta non ha mai svolto il lavoro di supporto alla Fondazione del Libro per il quale è stato pagato. Nessuno lo ha visto in sala stampa, i comunicati non erano né prodotti né supervisionati da lui", le parole del pm riportate dalla Stampa:"Quell’incarico è stato una messa in scena per consentirgli di guadagnare più soldi, cosa che lui stesso aveva sollecitato, ma per un lavoro che non ha mai svolto: ha solo accompagnato pedissequamente Appendino, ruolo per il quale era già pagato dal Comune". L’accusa ha sottolineato che il pagamento da 5 mila euro è stato un modo di “aggirare il tetto stipendi che il Movimento 5 Stelle riteneva per motivi di immagine insuperabile”. In altre parole, una via per salvare la faccia di fronte agli elettori dopo le critiche rivolte alla precedente amministrazione Fassino.
La consulenza costò il posto di lavoro a Pasquaretta, costretto alle dimissioni nella primavera del 2008. Secondo l’accusa, il giornalista minacciò Chiara Appendino e Laura Castelli per strappare un nuovo posto di lavoro e uno stipendio adeguato: “Disse all’ex assessore Sacco che si era preso un avviso di garanzia per gli altri. E che non se ne sarebbe andato fino a quando non fosse saltato fuori in incarico di pari stipendio”. Dalle parole ai fatti, stipendio aumentato da 600 a 2 mila euro al mese.
“Per Appendino e Castelli si valuti la falsa testimonianza”
Come anticipato, il pubblico ministero Colace ha messo nel mirino anche Appendino e Castelli. “Hanno mentito, non hanno omesso di sapere qualcosa ma hanno detto bugie palesi”, l’affondo dell’accusa.
Sentite in aula come testimoni, le due esponenti politiche avevano negato di aver ricevuto minacce o intimidazioni: “Non mi sono sentita minacciata. Pasquaretta diceva delle cose ridicole. Non c’era alcun segreto indicibile. Se avessi percepito le minacce, sarei stata la prima a denunciare”, le parole dell’ex prima cittadina di Torino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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