Il caso giudiziario di Bari approderà in commissione Antimafia. L'istituzione bicamerale presieduta da Chiara Colosimo ha chiesto gli atti riguardanti le inchieste riguardanti sul capoluogo pugliese - oltre a quelle più recenti di Torino e Palermo - sulla compravendita di voti elettorali o voti di scambio e, da quello che trapela, entro la fine del mese aprile potrebbero essere ascoltati il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il sindaco di Bari, Antonio Decaro.
La richiesta era stata avanzata da Piero Pittalis, deputato di Forza Italia e componente della commissione Antimafia. Dopo aver saputo di una possibile convocazione da parte della commissione, Decaro ha poi affermato: "Attendo la convocazione ufficiale e sarò a disposizione della commissione". Gli atti dell'inchiesta all'esame della commissione antimafia fanno riferimento all'indagine Codice Interno che nelle scorse settimane ha portato a più di cento arresti: tra i reati contestati anche la corruzione elettorale.
In Puglia sono soprattutto due le indagini che hanno coinvolto le giunta sia comunale sia regionale di centrosinistra. La prima indagine ha coinvolto in una certa misura anche il consiglio comunale, perché tra gli arrestati con l'accusa di voto di scambio c'è Maria Carmen Lorusso, eletta consigliera nel 2019 in una lista di centrodestra, poi passata in maggioranza aderendo al gruppo "Sud al Centro". Dopo questa notizia, il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, aveva annunciato di aver avviato la procedura per valutare lo scioglimento del Comune per mafia.
Nella seconda la procura di Bari ha messo sotto torchio l'assessora ai Trasporti della regione Puglia, Anita Maurodinoia (Partito Democratico) poi dimessasi, accusata di voto di scambio. Sono state ordinate misure cautelari per altre nove persone tra cui Sandro Cataldo, marito di Maurodinoia e referente del movimento politico "Sud al Centro", e Antonio Donatelli, sindaco del comune di Triggiano in provincia di Bari.
Nell'inchiesta di Torino, per quanto riguarda la corruzione elettorale, il centro è l'ex Psi Salvatore Gallo, oggi esponente del Pd (e papà del consigliere regionale Raffaele e dell'ex assessore Stefano). Secondo l'accusa, si faceva pagare i pranzi dalla società dell'autostrada Torino-Bardonecchia, dove lui e i suoi "fedeli" viaggiavano gratis. Poi faceva piccoli favori: un intervento chirurgico saltando la coda, una pratica urbanistica da accelerare, cassonetti e fermate del tram spostati un po' più in là. Tutto in cambio di voti per il Pd e i "suoi" candidati: "Siamo sotto campagna", diceva Sasà Gallo in una telefonata.
"Dai, che sono amici nostri", ribadiva in un'altra.
Frasi che, messe insieme, vengono tradotte così negli atti dell'inchiesta in cui l'85enne è accusato di peculato e corruzione elettorale: spiegano "la politica clientelare consistente nel favorire amici e sostenitori privati nell'ottenimento di concessioni e autorizzazioni, in spregio all’imparzialità della pubblica amministrazione, in cambio di sostegno elettorale e voti per i propri candidati".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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