"E' una decisione che ci aspettavamo ma che ci lascia l'amaro in bocca. Dimostreremo l'estraneità alle accuse in dibattimento". Così Nicolò Pelanda, uno dei difensori di Daniela Santanchè, reagisce a botta calda alla decisione del giudice Anna Magelli di rinviare a giudizio il ministro del Turismo per i falsi in bilancio di Visibilia. E' il preannuncio di quella che sarà la linea difensiva della Santanchè nel processo che inizierà il 20 marzo, con prevedibile grande clamore mediatico, davanti alla seconda sezione del tribunale di Milano. La Santanchè intende affrontare il processo restando al suo posto al governo, come aveva sempre sostenuto anche durante l'udienza preliminare, sia perché si considera innocente sia perché il reato che le viene contestato, il falso in bilancio, non ha nulla a che fare con la sua attività politica ed è un reato da "colletti bianchi", un inciampo in cui cadono con frequenza gli imprenditori soprattutto in situazioni di difficoltà di mercato.
"Proprio nei giorni scorsi - ha ricordato l'avvocato Pelanda - avevamo depositato al giudice gli esiti di un vecchio fascicolo che aveva sostanzialmente minato uno dei presupposti che oggi vengono portati dalla Procura a fondamento della necessità di svalutare la voce avviamento e imposte anticipate. Oggi si sostiene da parte dei pm che i piani industriali avrebbero contenuto previsioni eccessivamente ottimistiche e da qui la necessità di svalutare, ma nel vecchio procedimento la Guardia di Finanza di Milano e i pm sostenevano, invece, che i piani industriali avevano previsioni addirittura di natura conservativa e per questo avevano chiesto l’archiviazione".
E' su queste contraddizioni che lo staff legale del ministro intende fare battaglia durante il processo. La linea è semplice: non sono state raccontate bugie, le condizioni di difficoltà in cui si trovava l'azienda erano note a tutti i soci e alle banche, e la stesura tecnica dei bilanci era in linea con le prassi correnti.
E non è casuale che tra i grandi accusatori della Santanchè ci sia il socio di minoranza Giuseppe Zeno, che oggi festeggia il rinvio a giudizio ("È stato confermato quello che abbiamo sempre sostenuto" ossia "che certe operazioni di bilancio non fossero corrette") e che nelle intercettazioni rese note nei mesi scorsi da "Piazza Pulita" manifestava esplicitamente le sue intenzioni ostili nei confronti del ministro: dichiarandosi disponibile a "togliersi di torno" in cambio di trecentomila euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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