"Compromesso il diritto di svolgere l'attività". Così il giudice ha liberato la Geo Barents

La nave Geo Barents ha già lasciato il porto di Salerno, dal quale il tribunale l'ha liberata dopo il fermo imposto per la violazione del decreto Piantedosi

"Compromesso il diritto di svolgere l'attività". Così il giudice ha liberato la Geo Barents
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La nave della Ong Medici senza frontiere è rimasta in porto in conseguenza del fermo amministrativo nemmeno 1/3 del tempo che era stato comminato dalle autorità per la violazione della legge Piantedosi. A due settimane dal blocco, infatti, il tribunale di Salerno ha deciso per la sospensione della misura con effetto immediato, il che permette alla Geo Barents di tornare in mare quando lo desidera. Secondo quanto riferito dall'organizzazione, che ha dato la notizia della liberazione, "la nave Geo Barents non ha contribuito a creare alcuna situazione di pericolo a bordo e che, al contrario, le operazione di salvataggio in cui era impegnata erano improcrastinabili".

Così riferisce Medici senza frontiere, che esulta per aver aggirato la legge italiana grazie alla decisione di un giudice. Non è certo la prima che ci riesce, e probabilmente non sarà nemmeno l'ultima, visto il trend imperante. Nella sua nota, inoltre, la Ong spiega che il giudice "ha riconosciuto che la Guardia costiera libica era stata preventivamente informata dell'attività di salvataggio". Il blocco per 60 giorni della nave battente bandiera norvegese è arrivato in quanto è stato contestato dalle autorità libiche e italiane che la nave non ha fornito adeguata comunicazione della sua azione. E dal momento che si tratta della ripetizione di un'altra violazione, per la nave è arrivata la recidiva e, per tanto un fermo che sarebbe dovuto essere tre volte più lungo rispetto a quello standard di 20 giorni, che però il giudice salernitano ha ritenuto non essere giusto.

"Il giudice ha affermato che la semplice richiesta avanzata dalla Guardia costiera libica alla Geo Barents di lasciare l'area di soccorso non può essere considerata un coordinamento delle operazioni di salvataggio, poiché non sono state fornite indicazioni su come tali operazioni dovessero essere svolte", spiegano dall'organizzazione. Affermazioni che lasciano spazio a molti interrogativi anche nel passaggio successivo, quando Medici senza frontiere riferisce che nel provvedimento di sospensione del giudice si legge che "il prolungamento del fermo amministrativo comprometterebbe irreversibilmente il diritto della Geo Barents di svolgere la propria attività di soccorso in mare". Questo, prosegue il giudice nella sua motivazione, arrivata per effetto di un ricorso di urgenza e senza l'audizione della controparte, impedirebbe alla Ong "di perseguire i suoi scopi umanitari, in conformità ai principi costituzionali e al diritto internazionale consuetudinario a cui l'Italia aderisce e deve promuovere".

Ancora una volta, un tribunale fornisce una scappatoia ampia alle organizzazioni non governative, creando un precedente che verrà usato in successivi ricorsi.

Geo Barents, intanto, ha già lasciato Salerno per raggiungere un altro porto, quello di Augusta, in Sicilia, dove andrà a unirsi ad altre navi Ong, quali Life Support, Resq People e Rise Above. Non è chiaro se tornerà immediatamente in mare o se, come tutte le altre navi della flotta civile, resterà in porto. Continuando però ad accusare l'Italia di tener le navi bloccate.

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