Sarà giudicato dal tribunale minorile Marco Toffaloni, nonostante abbia già compiuto 65 anni. Il 28 maggio 1974, data in cui si verificò la strage di piazza della Loggia, aveva appena 16 anni e, secondo l’accusa, fu coinvolto in prima persona nell’attentato. Per gli inquirenti Toffaloni è, addirittura, uno degli esecutori materiali e adesso dovrà affrontare un processo che prenderà il via il prossimo 7 settembre. Il giudice dei minori di Brescia, Angelica Nolli, ha accolto la richiesta dell’accusa e ha rinviato a giudizio per strage il veronese che oggi vive in Svizzera, con residenza elvetica e un nuovo nome, quello di Franco Maria Muller.
L’indagine
Gli inquirenti, come riporta il quotidiano Il Giorno, hanno avviato le indagini partendo da alcune frasi in dialetto veneto pronunciate allora da Toffaloni, studente di terza al liceo Fracastoro di Verona, conosciuto nell’ambiente con il nomignolo di “Tomaten”, perché il suo volto tendeva ad arrossire ad ogni situazione imbarazzante. “Anche a Brescia gh’ero mi”, avrebbe detto a un amico, il padovano Giampaolo Stimamiglio, facendo riferimento alla strage. L’uomo ha riferito ai giudici nel 2011 del colloquio avuto con Toffaloni. Sembrerebbe che di fronte alla richiesta di Stimamiglio di spiegare meglio a cosa si riferisse, “Tomaten” abbia risposto: “Son sta mi”.
La strage
Si è aperto, quindi, un nuovo filone sull’attentato fascista del 1974 che provocò 8 morti e 102 feriti. Il capo d’imputazione nei confronti di Toffaloni è dettagliato. “In concorso con altre persone tra le quali Carlo Maria Maggi (condannato all'ergastolo e deceduto) e Maurizio Tramonte, in carcere condannato all'ergastolo in via definitiva – si legge nelle carte processuali – allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato appartenendo all'organizzazione eversiva Ordine Nuovo, che aveva promosso l'attentato nell'ambito della pianificazione di una serie di azioni terroristiche, nel corso di una manifestazione in Piazza Loggia indetta dal Comitato permanente antifascista e dalle segreterie provinciali della Cgil, Cisl e Uil, agendo quale autore materiale, concorrendo nel collocamento dell'ordigno esplosivo destinato all'attentato in un cestino portarifiuti, cagionava la strage”.
La difesa dell’imputato
Il difensore di Toffaloni, l'avvocato Marco Gallina, aveva chiesto la sentenza di non luogo a procedere per il suo assistito, sostenendo anche l'ipotesi della prescrizione del reato. "Un processo era necessario – ha commentato invece Manlio Milani, presidente dell'associazione familiari delle vittime e che in Piazza Loggia perse la moglie Livia Bottardi – come andrà a finire lo vedremo. Sarebbe stato molto amaro dire che dopo 49 anni tutto era caduto in prescrizione". Nel processo minorile non si possono costituire parti civili, ma in aula erano presenti i rappresentanti delle storiche parti civili: il Comune di Brescia, i sindacati e appunto i familiari delle vittime.
C'era anche un rappresentante del governo dopo le polemiche delle scorse settimane per la mancata costituzione di parte civile nell'ambito del procedimento davanti al tribunale ordinario, dove è in corso l'udienza preliminare a carico di Roberto Zorzi, maggiorenne all'epoca dei fatti, cittadino americano e proprietario di un allevamento di dobermann chiamato "il Littorio" e anche lui ritenuto uno degli esecutori materiali
della strage fascista del 28 maggio 1974. "Il reato di strage non è prescritto – ha concluso Milani – e quindi ora a partire da settembre vedremo come andrà questo nuovo processo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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