"Ha gettato ombre su procura di Milano e Csm". Le motivazioni che inchiodano Davigo

Depositate le motivazioni da parte della Corte d'Appello di Brescia: per l'ex pm si parla di una fuga di notizie "senza uguale precedente"

"Ha gettato ombre su procura di Milano e Csm". Le motivazioni che inchiodano Davigo
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La Corte d’Appello di Brescia aveva confermato lo scorso 7 marzo la condanna già inflittagli in primo grado a un anno e tre mesi: oggi, a poco meno di tre mesi di distanza da quel dispositivo, per Piercamillo Davigo sono state depositate le motivazioni della sentenza sulla vicenda dei verbali di Piero Amara sulla presunta Loggia Ungheria. Sono 115 pagine in cui viene spiegato, secondo i giudici di Brescia come avrebbe agito l'ex pm nella fuga di notizie sul caso.

La vicenda è quella dei verbali in merito a una inesistente loggia resi tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020 da Piero Amara in un’inchiesta milanese sul falso complotto Eni. I verbali erano stati consegnati a Davigo nell’aprile del 2020 dal pm di Milano Paolo Storari per autotutelarsi di fronte a una presunta inerzia dei vertici del suo ufficio.

Piercamillo Davigo ha portato a conoscenza di una selezionata platea di destinatari "notizie coperte da segreto investigativo attraverso una serie di incontri informali" nonostante fosse consapevole di gettare "una sinistra luce sull’operato della Procura della Repubblica” di Milano, nonché "sui due colleghi del Csm, dottori Mancinetti e Ardita”.

Nelle centinaia motivazioni della Corte riguardo la sentenza di condanna per l'ex consigliere del Csm si sottolinea il fatto che quest'ultimo avrebbe fatto circolare carte “scottanti” tra i componenti di Palazzo dei Marescialli e ai danni del suo ex collega Sebastiano Ardita, parte civile nel processo.

Davigo ha sempre sostenuto di aver agito in buona fede e per “ripristinare la legalità”, ma secondo quanto si legge avrebbe attuato "una serie di irrituali e illecite confidenze, che poi hanno sortito quell’effetto finale di una fuga di notizie senza

eguali precedenti" già stigmatizzata dall’Autorità giudiziaria umbra. Davigo, nel frattempo, ha già dichiarato di voler presentare ricorso in Cassazione contro la condanna, assistito dall’avvocato Davide Steccanella.

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