I punti chiave
"La bicicletta era lì, ci è venuta questa idea stupida e l'abbiamo lanciata". È quanto avrebbero raccontato agli inquirenti i tre minorenni arrestati con l'ipotesi di reato per concorso in tentato omicidio per colpito con una bici lanciata dall'alto dei Murazzi, a Torino, Mauro Glorioso, lo studente universitario di 23 anni finito in coma lo scorso 21 gennaio. "Pur essendo molto giovani - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Roberta Vicina del tribunale minorile - hanno dimostrato di essere capaci di commettere una condotta ignobile, con leggerezza, lucidità, programmazione e perizia".
Le confessioni
Idividuati dai carabinieri e fermati l'8 febbraio, i tre ragazzi hanno ricostruito davanti al giudice la dinamica dei fatti. Il 15enne F.G (le iniziali del nome) ha parlato di un gesto d'impeto, scevro da qualsivoglia movente o premeditazione. Quella sera c'erano anche due ragazze con loro, coinvolte moralmente nella vicenda ma non nella fase esecutiva. "Non eravamo in noi, - sono state le sue parole di D.T, 17 anni -avevamo bevuto tanto e non ricordo a chi è venuta questa idea. Una volta saliti sul bus non avevamo ancora realizzato". Poi precisa: "Io la bici non l'ho toccata".
Il lancio della bici
I fatti risalgono alla sera del 21 gennaio scorso. La compagnia di amici si trova ai Murazzi di Torino, lungo il fiume Po. La scena, ricostruita da Simona Lorenzetti sul Corriere.it e verosimilmente ripresa dal sistema di sorveglianza della zona, descrive quei drammatici minuti in cui si è consumata la tragedia. I due ragazzi più grandi sollevano la bici dalle estremità, il più piccolo la sostiene centralmente. Si avvicinano alla balaustra, poi parte la conta: "Uno, due e tre". Il mezzo finisce addosso a Mauro Glorioso, che era in fila per entrare al "The Beach", un noto locale della zona. Il ragazzo si accascia sull'asfalto. La compagnia va via a bordo di autobus.
L'ordinanza del gip
Secondo il gip Roberta Vicina, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per i tre minorenni, le versioni fornite dagli indagati "entrano in contraddizione". Sicchè ricostruisce: "I ragazzi si sono avvicinati al locale. Hanno compiuto un sopralluogo per prendere le misure. - scrive il giudice - Hanno compiuto una prima offesa sputando. Poi sono andati a prendere la bici, l'hanno alzata, trasportata, alzata ulteriormente e lanciata. Misurando forza e traiettoria". Quindi precisa ancora: "I ragazzi ci hanno messo la forza fisica, le ragazze quella morale". Poi, dopo aver colpito "il bersaglio" sono scappati per prendere l'autobus che partiva all'una e in previsione della partenza "hanno calcolato il momento esatto in cui intervenire". "Rimane oscuro - osserva il magistrato presso il tribunale per i minorenni - il motivo della condotta, e l'alternativa tra l'assenza di un motivo e il voler fare un dispetto ai frequentatori del locale, anticipandolo con uno sputo e aggravandolo con il lancio della bicicletta, non aiuta a comprendere". "Piuttosto - aggiunge -la colora (la condotta - ndr) di una gratuita pericolosità, tanto bizzarra quanto inquietante".
La difesa
I tre minorenni si trovano in carcere con l'ipotesi di reato per tentato omicidio. I difensori - gli avvocati Domenico Peila, Michele Ianniello e Analissa Baratto - avevano chiesto misure alternative alla detenzione. "Niente e nessuno possono alleviare la preoccupazione per le condizioni di salute del ragazzo e per l’angoscia che stanno vivendo i suoi genitori.
- ha detto al Corriere della Sera l’avvocato Peila -A questa segue quella per le prospettive del minore arrestato e della sua famiglia, che oggi sono tristemente sotto i riflettori di un disagio che è una tragedia nella tragedia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.