I punti chiave
Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo. La corte d’assise di Venezia, presieduta dal giudice togato Stefano Manduzio, ha riconosciuto l'aggravante della premeditazione ma non quella della crudeltà né quella dello stalking, ma ha comunque condannato alla massima pena il 22enne per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Analogamente tuttavia a Turetta non sono state concesse le attenuanti: alla lettura del dispositivo, l'imputato è apparso, come nelle altre udienze, impassibile e a testa bassa.
“La mia sensazione è che abbiamo perso tutti come società. Nessuno mi ridarà indietro Giulia. Pensavo di rimanere impassibile ma di fronte una sentenza così, è chiaro che sia stata fatta giustizia, ma dovremmo fare di più come esseri umani. Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato nulla”, ha commentato a margine della lettura della sentenza il padre della 22enne Gino Cecchettin.
L’attesa
È stata una lunga camera di consiglio, durata oltre 5 ore, quella per la sentenza a Turetta. Presente in aula il padre Gino, come detto: a lui uno degli avvocati dell’imputato, Giovanni Caruso, ha stretto la mano, così come alla nonna Carla Gatto. Il legale ha chiosato a bassa voce, rivolgendosi a papà Gino: “La capisco umanamente, ma il mio lavoro non è facile”.
L’omicidio
È l’11 novembre 2023: Giulia Cecchettin si prepara alla seduta di laurea in ingegneria. Ha con sé il computer con la tesi per gli ultimi ritocchi e deve ancora scegliere l’outfit. Così va al centro commerciale insieme con l’ex, Filippo Turetta: i due si sono lasciati alla fine di luglio, ma lui le avrebbe chiesto insistentemente di restare in contatto e rallentare gli studi, poiché il 22enne era indietro con gli esami.
I due giovani vengono inquadrati dalle telecamere di videosorveglianza del centro commerciale: è l’inizio di un film dell’orrore minuziosamente ricostruito dagli inquirenti. Dopo lo shopping, Cecchettin e Turetta tornano a Vigonovo, fermandosi in un parcheggio nei pressi della casa di lei. Lì sarebbe avvenuta la prima aggressione, vista da un vicino che ha allertato le forze dell’ordine.
L’auto di Turetta, una Fiat Grande Punto nera, viene poi avvistata, sempre da videosorveglianza, alla zona industriale di Fossò, dove avviene la seconda, letale aggressione. In Veneto sono attive delle tecnologie per il rilevamento della targa, che per un po’ hanno seguito l’auto di Turetta, catturato sei giorni dopo in Germania. Intanto il corpo di Giulia Cecchettin, coperto di sacchi neri, i suoi effetti personali sparsi nei dintorni, è stato ritrovato nei pressi del lago di Barcis, in una zona che di lì a poco sarebbe stata chiusa al traffico per l’inverno.
Il processo
Il processo a Filippo Turetta si è svolto nell’autunno 2024. Solo quattro udienze per lui, poiché il suo collegio difensivo - formato da Caruso e Monica Cornaviera - ha chiesto è ottenuto una versione abbreviata dell’iter processuale. Non ci sono state infatti testimonianze dal vivo - solo memorie dell’accusa raccolte nel corso delle indagini - ma lo stesso Turetta ha parlato in aula per raccontare i fatti dal suo punto di vista, appoggiandosi anche a una memoria difensiva.
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Le parti civili ammesse sono state solo quelle della famiglia di Giulia, tra cui il padre Gino Cecchettin e la sorella Elena Cecchettin. In totale era stato chiesto un milione di euro a titolo di risarcimento.
Turetta era accusato di di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza, oltre che di sequestro di persona, di occultamento di cadavere e di stalking. Il processo di primo grado sarà ripercorso nella puntata speciale di stasera di “Un giorno in pretura”, eccezionalmente di martedì e in prima serata su Rai 3.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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