Si avvicina il momento della verità nel procedimento giudiziario per il sequestro, l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Saman Abbas? In un momento delicato - in cui si sta svolgendo un processo in Italia con soli 3 imputati su 5 presenti sul territorio e contemporaneamente in Pakistan il procedimento a Islamabad sta risentendo di vari rinvii - testimonianze, confessioni e versioni della vicenda si intrecciano.
Saman scomparve da Novellara la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021. Si era rivolta ai servizi sociali italiani dopo essersi opposta al matrimonio forzato con un cugino più vecchio: tuttavia in quei giorni aveva lasciato la dimora protetta per tornare a casa dai genitori, al fine di riavere i propri documenti. La notte della scomparsa però fu uccisa e il suo corpo nascosto in una buca a 700 metri da casa. Per le accuse sono stati rinviati a giudizio il padre Shabbar Abbas, detenuto in Pakistan e al centro del processo di Islamabad, la madre Nazia Shaheen attualmente ancora latitante, lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Noumanoulaq Noumanoulaq. Questi ultimi tre sono gli imputati presenti in Italia, e stanno affrontando il processo partito a febbraio 2023 a Reggio Emilia.
A causa dei continui rinvii e dell’incertezza sulla possibile estradizione di Shabbar, l’Italia aveva chiesto che l’uomo, la cui posizione è stata finora separata dagli altri imputati nel processo di Reggio Emilia, potesse collegarsi in videoconferenza durante il processo. Shabbar ha accettato il videocollegamento, ma ora starà alle autorità pakistane confermare la sua volontà: nell’udienza dell’11 aprile si parlerà proprio di questo e dell’eventuale fattibilità tecnica. La ripresa del dibattimento a Reggio Emilia è invece attesa per il 14 aprile.
Al momento la posizione ufficiale di Shabbar, resa nota dal suo legale, è di accusa: l’uomo rigetta la ricostruzione degli inquirenti, che avrebbero ravvisato in lui la “mente” del piano omicida, e ha reso differenti versioni sulla figlia. All’inizio delle indagini si è attestato, come il resto della famiglia, sulla posizione di sostenere una presunta fuga in Belgio di Saman, ora accuserebbe il fidanzato della giovane, Saqib Ayub, oltre che i servizi sociali italiani.
Ma Shabbar dovrà rispondere, se estradato, di diverse prove in mano agli inquirenti: le riprese delle telecamere di videosorveglianza che l’hanno inquadrato nell’atto di riportare in casa lo zainetto della figlia la notte della scomparsa, il fatto di essere tornato in Pakistan poche ore dopo la sparizione della
figlia e non essere più tornato in Italia come aveva promesso al datore di lavoro, una telefonata intercettata in cui avrebbe rivelato a un fratello: “Sono stato io, l’ho fatto per il mio onore”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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