"Siamo stati tutti testimoni del sequestro". La prof Di Cesare contro i giudici del caso Open Arms

La professoressa dell'università La Sapienza di Roma non accetta il verdetto del giudice di Palermo e sentenzia: "La battaglia si fa dura, ma noi non molliamo". Salis: "Il problema non sono le persone migranti ma il capitalismo razziale"

"Siamo stati tutti testimoni del sequestro". La prof Di Cesare contro i giudici del caso Open Arms
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Matteo Salvini è stato assolto dal tribunale di Palermo per il caso Open Arms. I pm avevano accusato il ministro di sequestro di persona e di rifiuto di atti d'ufficio ma per il giudice "il fatto non sussiste". Formula piena per l'assoluzione di Salvini, che però non piace alla sinistra. Coloro i quali invocano la giustizia stavolta ignorano completamente la pronuncia del giudice e continuano ad attaccare Salvini. Le motivazioni della sentenza non sono ancora state rese note ma dal momento della pronuncia del giudice a sinistra sono iniziate le rimostranze. Tra tutte in prima linea troviamo Donatella Di Cesare. La professoressa di filosofia dell'università La Sapienza di Roma ha pubblicato due note sui propri canali social in cui esprime con molta chiarezza il suo pensiero, che si basa su mera ideologia e non sui fatti.

"Vergogna. Siamo stati tutti testimoni del sequestro e il caso non sussiste? La battaglia si fa dura, ma noi non molliamo", si legge nell'immagine pubblicata dalla docente. La difesa del ministro, nel corso del dibattimento, ha dimostrato che la nave di Open Arms non era in alcun modo posta in stato di blocco dalle autorità italiane. Era libera di muoversi e di spostarsi ovunque avesse voluto andare, le erano stati aperti i porti in Spagna e a Malta, eppure ha rifiutato l'offerta per restare davanti ai confini italiani. Una strategia di "guerra psicologica" con l'obiettivo di mettere sotto pressione il governo e, nello specifico, il ministro Salvini, che nel suo periodo al Viminale aveva varato la strategia dei "porti chiusi". Quindi, a fronte di questo, di quale sequestro parla la professoressa Di Cesare? Di cosa sono stati testimoni i fantomatici "tutti" a cui fa riferimento se un giudice, a fronte della raccolta delle prove e di un processo durato anni, ha stabilito che non esiste il fatto?

Non meno incomprensibile il comunicato diffuso da Ilaria Salis in merito allo stesso argomento, secondo la quale "occorre portare avanti un profondo lavoro culturale e politico per affermare - senza ambiguità - che il problema non sono le persone migranti, ma il capitalismo razziale". Nella sua nota l'europarlamentare dichiara che non le interessa "commentare la sentenza in sé, perché preferisco guardare la luna e non il dito". Ma se proprio vuol guardare la luna, Salis che dice di vedere la questione "come se le persone migranti rappresentassero una minaccia militare o economica e di per sé fossero qualcosa di diverso da noi", dovrebbe andare all'origine di tutto e da lì ripartire. Chiunque entri in un Paese straniero senza documenti commette un reato e, di conseguenza, rappresenta un pericolo.

E questi sono altri fatti: l'ideologia no-border, le frontiere aperte e quant'altro da lei predicato non è altro che, appunto, propaganda ideologica. I fatti sono questi. Se poi lei e tutti quelli come lei vogliono credere che non esistano confini sono liberi di farlo, ma le conseguenze, nel mondo reale, si pagano.

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