Niente revisione per il processo per la strage di Erba: i due condannati all'ergastolo Rosa Bazzi e Olindo Romano resteranno quindi in carcere. Lo ha deciso la corte d’appello di Brescia presieduta da Antonio Minervini, corte che ha ritenuto inammissibile le istanze presentate dai legali della coppia. Ma la difesa ha già annunciato che ricorrerà: “È stata emessa una sentenza, leggeremo le motivazioni e ricorreremo in Cassazione”, ha detto l'avvocato Fabio Schembri.
Sollievo è stato espresso dall’avvocato della famiglia Castagna, una delle parti offese. “Vorremmo che le vittime potessero riposare in pace e confidiamo che oggi sia finito questo rimestare le stesse carte, perché di prove nuove non ce ne sono. Ho sentito i miei clienti, Beppe e Pietro erano insieme, e la parola che li rappresenta è ‘sollievo’, ora possono cercare di girare pagina. Noi avevamo fiducia, non avevamo paura della verità, non avevamo dubbi”, ha chiarito il legale Massimo Campa. Soddisfazione è invece stata espressa dall’accusa. “Siamo soddisfatti perché sono state accolte le nostre richieste. Gli atti giudiziari bisogna studiarli dalla A alla Z e saperli leggere e tanti che hanno commentato questa vicenda non lo hanno fatto”, ha commentato il procuratore generale Guido Rispoli.
La camera di consiglio si è riunita intorno alle 11 del mattino ed è durata circa 5 ore. L’udienza si era aperta proprio con le dichiarazioni del pg di Brescia Guido Rispoli, che ha deciso di non replicare rispetto alla difesa di Olindo e Rosa: “Abbiamo deciso di non replicare non tanto perché non ci siano argomenti a cui controbattere, ma abbiamo ritenuto che a un anno di distanza dalla prima richiesta di revisione e a quattro mesi dalla prima udienza abbiamo deciso che è ora di sentire la parola del giudice. Concludo insistendo che in questa fase possa esserci una sentenza di inammissibilità anche rispetto all'ultima memoria”. Rispoli ha rappresentato in queste udienze l’accusa insieme all’avvocato generale dello Stato Domenico Chiaro.
Olindo e Rosa erano stati condannati all’ergastolo in tre gradi di giudizio per gli omicidi di Raffaella Castagna, il figlio di 2 anni Youssef Marzouz, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Alla strage, avvenuta la sera dell’11 novembre 2006, era sopravvissuto il marito di Cheurbini, Mario Frigerio: ferito e intossicato, in aula l’uomo aveva puntato il dito contro Olindo e Rosa, ma il suo identikit iniziale descriveva un uomo dalla pelle olivastra e alto, non di queste parti, quindi presumibilmente straniero.
Olindo e Rosa hanno sperato nella revisione, per “dimostrare i fatti che abbiamo rappresentato”, hanno spiegato i legali del team difensivo, composto da Fabio Schembri, Nico D'Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello. Gli avvocati dei due coniugi hanno sollevato nell’opinione pubblica molti dubbi sulla confessione della coppia, sulla seconda testimonianza di Frigerio e su alcune prove documentali. Inoltre i legali avevano proposto l’ipotesi che la strage fosse legata a logiche relative alla piazza di spaccio di Erba e che quindi non si trattasse di una lite condominiale.
“Non mi interessa se sia per spaccio o per altri motivi, l'importante è che si riapra il processo - ha commentato prima della sentenza Azouz Marzouk, marito, padre e genero di tre delle vittime - Aspettiamo e speriamo. Io non ho nascosto niente, ho detto tutto, mi sono messo in gioco e avete visto come mi hanno dipinto i media, ma è importante che si riapra il processo. Poi spetta alla magistratura indagare bene su altre piste.
L'importante per me è che esca fuori la verità. È questo quello che voglio: la verità”. La sentenza è stata accolta dall'uomo con estrema delusione: “Gli assassini sono ancora in giro”, ha commentato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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