Mario Frigerio, l'unico sopravvissuto alla strage di Erba, non avrebbe mai indicato Olindo Romano come aggressore. A dirlo è lo psichiatrica Claudio Cetti, che visitò il supertestimone nei giorni successivi alla drammatica mattanza dell'11 dicembre 2006. Intervistato da "Le Iene", lo specialista spiega di aver assistito alla primo interrogatorio dell'uomo con il pm Simone Pizzotti, e di essersene preso cura dal 27 dicembre 2006, 16 giorni dopo il massacro.
Le parole dello psichiatra
Come anticipa Fronte del blog, riprendendo le dichiarazioni del medico, Frigerio non avrebbe mai fatto i nomi di Olindo e Rosa. "Con me, mai", puntualizza Cetti rispondendo alla domanda del giornalista di Mediaset. Lo specialista racconta anche di come fosse incerto il ricordo dell'uomo in quei giorni: disse di aver visto la moglie morta, Valeria Cherubini, una delle quattro vittime, a terra sulle scale. Una circostanza inverosimile dal momento che la donna morì nella mansarda della loro abitazione. Mentre Frigerio fu colpito con un fendente alla gola dagli assalitori sul pianerottolo dei Castagna, al piano di sotto.
Le intercettazioni
C'è un altro dettaglio rilevante che emerge dalla testimonianza del medico. Il 27 dicembre 2006, lo specialista sottopose Frigerio a un test della memoria: domande semplici a cui l'uomo, che all'epoca era ancora ricoverato, non avrebbe saputo rispondere. Il giorno dopo, il 28 dicembre, Cetti si recò nuovamente da lui per chidergli di ricostruire l'aggressione. Frigerio era intercettato. Ma di quel colloquio non è rimasta alcuna traccia: le intercettazioni sarebbero sparite nel nulla.
Le parole di Tarfusser
Anche Cuno Tarfusser, il sostituto procuratore generale di Milano che ha firmato l'istanza di revisione del processo per la strage di Erba, quest'oggi è tornato sull'argomento. Intervistato da Radio Libertà, il magistrato ha spiegato perché non sarebbero credibili le confessioni dei coniugi Romano. A destare perplessità sarebbero in particolare due interrogatori di Olindo e Rosa: "Due dell’8 e due del 10 gennaio. In tutti questi interrogatori erano presenti quattro, ripeto quattro pubblici ministeri creando a questi due, una semianalfabeta e un netturbino, ma lo dico con tutto il rispetto, uno squilibrio pazzesco anche sul profilo dei rapporti di forza in campo che io trovo vergognoso perché un pubblico ministero non può approfittare, non può esercitare questa pressione. Poi ci sono alcune domande che mi hanno lasciato interdetto e l’ho scritto".
"Parlare di inammissibilità mi fa inorridire"
Durante la prima udienza, che si è svolta in Corte d'Appello a Brescia il 1° marzo, l'istanza di Tarfusser è stata aspramente criticata. L'avvocato di Stato, Domenico Chiaro, ha definito "inammissibili" le nuove prove. "Questa della inammissibilità – ha replicato il sostituto procuratore generale di Milano – veramente è una roba che fa inorridire perché io sono un magistrato, sono legittimato a fare quello che ho fatto".
E ancora: "Ho scritto e studiato per fare quello che ho fatto, sono orgoglioso di averlo fatto perché ritenevo giusto farlo, ora sarà la Corte d’Appello di Brescia, non il dottor Chiaro o il dottor Rispoli, a dire se è inammissibile o no. - ha concluso Tarfusser - Loro sostengono una tesi che io trovo del tutto inconsistente, ma deciderà la Corte d’Appello".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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