Il trapper Baby Gang assolto in appello dall'accusa di rapina

I sospetti nei confronti del musicista 23enne di origini marocchine non avrebbero alcun fondamento. I tracciamenti del telefonino lo collocano in posti diversi dal luogo del crimine

Il trapper Baby Gang assolto in appello dall'accusa di rapina
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Non ha commesso il fatto. Un'assoluzione piena quella dei giudici della Corte d'Appello di Milano nei confronti del noto trapper Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang. Il musicista era accusato di aver orchestrato una presunta rapina a Vignate la notte del 12 luglio 2021. Gli inquirenti ritenevano che il 23enne, sotto la minaccia di una pistola, avesse sottratto a un giovane a bordo di una macchina 130 euro e un paio di auricolari. In primo grado era stato condannato a 4 anni e 10 mesi.

La vicenda

Durante le indagini, due persone avevano raccontano di essere state aggredite in auto intorno alle 20.20 e derubate, pistola in pugno, da alcune persone, modificando però più volte la versione sul perché si trovassero nel Comune della prima cerchia del milanese. In un primo momento avevano dichiarato di essere alla ricerca di appartamenti da affittare e poi di essere in quel luogo per acquistare sostanze stupefacenti. Il trapper fu arrestato per quella rapina e un'altra avvenuta la stessa sera in piazza Vetra a Milano e portato in carcere prima di andare ai domiciliari.

La difesa

Secondo il legale di Baby Gang, l'avvocato Niccolò Vecchioni, le accuse nei confronti all'artista erano prive di fondamento, a cominciare dai riconoscimenti fotografici contradditori e dai tabulati telefonici che lo collocano altrove al momento dei fatti. Il trapper si sarebbe trovato a Cerro sul Lambro alle 21.33 e poi a Vimodrone alle 22.28. Il suo profilo Instagram lo mostra all'alba della mattina successiva, alle ore 5.52, su una spiaggia della riviera romagnola.

I domiciliari

La settimana scorsa Baby Gang - che attende per l'8 luglio la sentenza d'appello sulla sparatoria di corso Como dell'estate 2022 - era stato nuovamente riportato ai domiciliari dal Tribunale del Riesame di Milano, revocando l'ordinanza della Corte d'Appello con cui era stato disposto l'aggravamento in carcere a Busto Arsizio per aver violato alcune prescrizioni. Anche dai domiciliari, secondo i giudici, l'artista avrebbe potuto diffondere sul proprio canale Instagram immagini promozionali del nuovo album musicale che lo ritraggono mentre impugna armi o circondato da droga, ostentando il braccialetto elettronico.

Chi è Baby Gang

Il rapper di Lecco Zaccaria Mouhib ha origini marocchine. Fin da piccolo, in Africa, ha vissuto in un bilocale, in una situazione di grave disagio economico, con sei fratelli e sorelle e i genitori sempre assenti. Nel 2012, appena 11enne, arrivato in Italia, decise di non gravare sulle spalle della famiglia e scappò di casa. In questo periodo avrebbe iniziato ad assumere hashish e psicofarmaci, quali il Rivotril (spesso citato nei suoi testi), e sarebbe venuto a contatto con altri suoi coetanei in condizioni simili. Si sarebbe, poi, iniziato a dedicarsi alla microcriminalità e i giornalisti credevano che quelle rapine e quei reati fossero opera delle baby gang. In realtà, il colpevole sarebbe stato lui, da solo. Per questo motivo i suoi amici lo soprannominarono Baby Gang.

I problemi con la giustizia

I suoi problemi con la giustizia sono datati. Nell'estate del 2013, in seguito al presunto furto di abiti in alcuni negozi di Torino, Zaccaria e due suoi amici furono fermati da un poliziotto e trasferiti in una casa famiglia della città.

Nel 2016, a soli quindici anni, Zaccaria aggredì un poliziotto, in seguito, a suo dire, di un episodio di violenza poliziesca. Venne quindi arrestato e recluso nel carcere minorile di Bologna per due mesi, per poi essere trasferito nel carcere Beccaria di Milano.

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