Il bianco sporca

Un corso all'Università di Liegi sostiene che l'inquinamento sia dovuto "all'uomo occidentale, bianco, cristiano, eterosessuale"

Il bianco sporca
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In Belgio, Paese celebre per la birra, di cui ogni tanto si abusa, all'Università di Liegi è stato istituito il primo corso, obbligatorio e trasversale a tutti gli indirizzi perché i danni peggiori si fanno colpendo nel mucchio - di «Sostenibilità e transizione». Obiettivo: sensibilizzare i futuri laureati sulle attuali sfide ambientali. A scatenare la polemica è stata la presentazione dell'insegnamento, là dove si spiega che l'inquinamento del pianeta non è da imputarsi all'umanità in generale, ma «all'uomo occidentale, bianco, cristiano, eterosessuale».

È nella superficialità con cui si affrontano le cose serie che si intravede quanto può essere profondo il senso del ridicolo.

La deputata Stéphanie Cortisse, deputata del Mouvement Réformateur, ha detto che «il pensiero wokista ormai è entrato nelle nostre università». Il problema sarà farlo uscire.

Non si capisce. Rispetto a quali criteri l'uomo bianco, cristiano ed etero è meno ecosostenibile di un nero, ateo o omosessuale? E poi le aree più inquinate della Terra sono Cina, India e Africa, dove bianchi e cristiani (e forse anche gay) sono una minoranza. E quindi?

Fra falsi sensi di colpa e vere crociate ideologiche, quella dell'Università di Liegi - fondata da Guglielmo I: bianco,

protestante ed eterosessuale ci sembra una posizione discriminatoria dal punto di vista etnico, religioso, sessuale; e, chissà perché, anche un po' di sinistra. È la solita storia. Più sono progressisti, più diventano intolleranti.

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