Joe Biden ha avvertito l'Iran che se continuerà ad attaccare truppe americane in Medio Oriente gli Stati Uniti "reagiranno". "Questo è il mio avvertimento all'ayatollah": la dichiarazione è stata fatta rispondendo alle domande dei giornalisti, durante la conferenza stampa seguita al bilaterale con il primo ministro australiano.
Le basi Usa attaccate dai proxy dell'Iran
Non più tardi di due giorni fa, il presidente Biden aveva ribadito che il messaggio americano a qualsiasi attore ostile che cerchi di intensificare o ampliare questo conflitto è molto semplice: "Non fatelo!", in seguito all'aumento esponenziale degli attacchi con razzi e droni, da parte di gruppi per procura sostenuti dall'Iran, contro basi militari che ospitano personale americano in Iraq e Siria: qui gli Stati Uniti hanno, rispettivamente circa 2500 e 900 militari di stanza.
Ventiquattro soldati feriti è il bilancio degli attacchi subiti nell'ultima settimana dalle basi Usa presenti in Iraq e Siria, a causa delle tensioni in corso in Medio Oriente. Lo ha reso noto il Comando Centrale Usa in un comunicato. In particolare 20 membri dell'esercito statunitense hanno riportato ferite lievi il 18 ottobre, quando due droni hanno preso di mira la base di Al-Tanf nel nord della Siria. Uno dei due droni è stato abbattuto e tutti i feriti sono tornati al lavoro, mentre nessuna struttura militare è stata danneggiata.
Lo stesso giorno altri quattro soldati americani sono rimasti leggermente feriti in due attacchi separati con droni contro forze Usa e forze appartenenti alla coalizione internazionale nella base di Ain, Assad, Iraq occidentale. In precedenza, il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti aveva affermato che la settimana scorsa le sue forze armate erano state oggetto di circa 13 attacchi in Iraq e Siria. Il portavoce del Pentagono, il generale di brigata Patrick Ryder, ha affermato che 10 attacchi hanno preso di mira le forze in Iraq e 3 attacchi hanno preso di mira le forze in Siria.
Gli scontri in corso all'Onu tra Usa e Iran
Il clima al vetriolo fra le due nazioni è andato a riproporsi anche al Palazzo di Vetro, ove l'ambasciatore della Repubblica islamica presso le Nazioni Unite, Saeed Iravani, al Consiglio di Sicurezza aveva accusato Antony Blinken di "incolpare erroneamente l'Iran per il conflitto in corso a Gaza", respingendo categoricamente le accuse. Blinken aveva chiesto di "non gettare benzina sul fuoco" rivolgendosi a "qualunque attore che potrebbe prendere in considerazione l'idea di aprire un altro fronte nel conflitto contro Israele o che potrebbe prendere di mira i partner di Israele, compresi gli Stati Uniti".
L'allarme era stato potenziato negli ultimi giorni dal Pentagono, le cui fonti avevano dichiarato di prevedere la prospettiva di una significativa escalation di attacchi contro forze Usa nel breve termine, e di una strada che porta all'Iran, che finanzia, arma, fornisce equipaggiamento ed addestra milizie in tutta la regione. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, aveva dichiarato che gli Usa sono pronti per questa escalation sia in termini di difesa che di risposta decisa a questi attacchi, per quanto esista un persistente gap di intelligence, riguardo alla natura e portata dei rapporti tra Iran e queste milizie.
La corsa al nucleare dell'Iran e il connubio con la Russia spaventano Washington
Dal 7 ottobre scorso, l'ombra di Teheran sull'attacco di Hamas nei confronti di Israele ha contribuito a deteriorare ulteriormente le già sfilacciate relazioni tra Washington e Teheran. Ad appesantire ulteriormente il clima, le continue dichiarazioni che giungono dal regime degli ayatollah: "I sostenitori del regime sionista non possono evitare le responsabilità dei crimini di guerra del regime". Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, in un messaggio su X riguardo al conflitto tra Hamas e Israele. Le dichiarazioni vanno ad aggiungersi alle notizie odierne che confermano la corsa al nucleare del Paese: l'Iran ha annunciato l'inizio di lavori per la costruzione di una nuova centrale nucleare nell'ovest del Paese, che andrebbe ad aggiungersi a quella di Bushehr.
Ma il timore più forte alla Casa Bianca riguarda il connubio letale tra Iran e Russia: Mosca intende approfittare della revoca delle restrizioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul programma missilistico iraniano per sviluppare la cooperazione nel settore militare con Teheran. Lo ha reso noto il viceministro degli Esteri russo, Sergej Rjabkov, in una conferenza stampa. "Svilupperemo la nostra cooperazione su una base reciprocamente vantaggiosa come abbiamo fatto prima in piena conformità con gli obblighi internazionali e i regimi esistenti in questo settore", ha affermato il diplomatico. "Ora, dopo la scadenza di alcune disposizioni restrittive della risoluzione 2231 (dell'Onu), ci sono meno regimi restrittivi.
Naturalmente, useremo questo e questo non dovrebbe sollevare domande per nessuno", ha spiegato Rjabkov. Il viceministro ha sottolineato che Mosca collabora con l'Iran in un quadro strettamente legale, aggiungendo che la Russia prevede tutti i tentativi politicizzati per prevenire questo e cercherà di fermarli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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