Justin Trudeau è entrato a gamba tesa sul governo di Giorgia Meloni a poche ore dall'inizio del primo G7 del presidente del Consiglio italiano e durante il primo incontro tra questi e il leader canadese. Il premier di Ottawa ha criticato Meloni sulla gestione dei diritti delle minoranze Lgbt nel nostro Paese nel bilaterale con Meloni svoltosi a Hiroshima nella giornata di giovedì 18 maggio. Un affondo che ha visto Trudeau dirsi preoccupato per la tolleranza nei confronti delle minoranze omosessuali in Italia da parte del governo di centrodestra e Meloni ribadire che "sui diritti Lgbt agiamo come gli altri Paesi".
Trudeau, un "figlio d'arte" di successo
Il premier canadese, classe 1971, sposato con Sophie Gregoire dal 2000 e padre da quattro figli è considerato uno dei leader simbolo del progressismo internazionale. Il politico nativo di Ottawa non è nuovo nel ribadire i punti di un'agenda iper-progressista che lo ha portato a diventare il beniamino di molti esponenti politici liberal in America e non solo. Ma che spesso lo ha portato a diverse gaffe.
Premier del Canada dal 2015, passato indenne attraverso due elezioni che lo hanno visto riconfermato nel 2019 e nel 2021, Trudeau è un "figlio d'arte": il padre Pierre fu primo ministro del Canada dal 1968 al 1979, e di nuovo dal 1980 al 1984, risultando il dominus della politica canadese per oltre quindici anni. Trudeau mira a avvicinarlo, dato che con l'ultima elezione il suo Partito Liberale ha la prospettiva di governare fino al 2026.
Laureatosi in Letteratura inglese all'Università McGill di Montreal e poi in Scienze dell'Educazione all'Università della Columbia Britannica, Trudeau ha iniziato a fare politica giovanissimo. Entrato nel partito che fu del padre, celebre per aver depenalizzato aborto e omosessualità e aver abolito la pena di morte, Trudeau fu eletto per la prima volta deputato nel 2008. Dal 2013 è leader del partito e dal 2015 Primo ministro.
Alla guida di una formazione tradizionalmente di centro-sinistra moderato, Trudeau ha promosso negli anni una visione politica orientata al mantenimento di un'agenda liberale in politica economica e di una visione radicalmente progressista sulle agende dei diritti civili, suo principale cavallo di battaglia.
Il cavallo di battaglia: i diritti civili
Nella sua carriera da premier, Trudeau si è spesso contraddistinto per le posizioni radicalmente progressiste in materia, come la tutela dei diritti civili e l'espansione dei diritti delle minoranze. Ad esempio nel 2018 il Canada ha promosso il Cannabis Act, la prima legge nazionale che regolarizzava il consumo di marijuana. Trudeau ha promosso leggi più ampie per l'accesso all'aborto e inoltre ha stretto notevolmente le maglie per il possesso di armi, dopo diverse casi di sparatoria mortali verificatesi nel suo paese.
Sul fronte delle politiche per l'ambiente, Trudeau ha introdotto le prime tariffe federali sul carbonio e si è scontrato più volte con Donald Trump ai tempi dei dazi commerciali imposti dalla Casa Bianca guidata da The Donald. Ma sempre nel 2018 proprio con Trump ha firmato il rinnovo del Patto Nafta, denominato Usmca, per il libero scambio esteso al Messico.
Gaffe e indecisioni di Trudea
Il progressismo alla canadese del leader del Partito Liberale, spesso, ha però prodotto dei contraccolpi. Ad esempio, nel 2018, durante la visita in India, la volontà di Trudeau di essere "più realista del re" e mostrarsi aderente alla cultura locale vestendosi con abiti tradizionali, in nome della sua visione universalista dei diritti, fece flop e fu percepito nella stessa India come ai limiti dell'offensivo.
Come ha scritto Gianluca Lo Nostro su Inside Over, su temi ben più concreti Trudeau spesso è andato incontro a sfide politiche che hanno prodotto vere e proprie scivolate. Ad esempio il fallimento nel raggiungere i target di spesa Nato, nonostante un'agenda di politica estera formalmente orientata al sostegno incondizionato all'Alleanza Atlantica. O, d'altro canto, i ritardi nel sostegno all'Ucraina da parte di Ottawa.
La sinistra, invece, lo attacca per un'agenda sanitaria eccessivamente rivolta sul fronte dell'apertura ai privati alle attività for-profit.
Insomma, quella del premier canadese è un'agenda che sfonda nei ceti urbani delle metropoli canadesi. Ma molto spesso si scontra col mondo reale. Come è accaduto anche nel caso delle uscite, oggettivamente infelici, sul diritto interno italiano.
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