All'Alta Corte di Londra è terminata la seconda udienza dell'appello finale della difesa di Julian Assange contro la richiesta di estradizione negli Stati Uniti. Tuttavia, non c'è stata nessuna pronuncia di verdetto da parte del tribunale. I giudici Victoria Sharp e Adam Johnson si sono riservati di emettere sentenza in un'altra data. Secondo alcune stime, il verdetto dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, ma in realtà i giudici non hanno al momento dato alcuna indicazione temporale su quando renderanno nota la sentenza. Prosegue quindi a oltranza il purgatorio del giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks, che si oppone contro la procedura di estradizione dal Regno Unito agli Stati Uniti, dove è sotto accusa per 18 capi di imputazione, tra i quali "spionaggio" e "furto di informazioni riservate". Al giornalista viene imputata la diffusione nel 2010 e nel 2011 di documenti che denunciavano presunte violazioni commesse dalle forze armate statunitensi nei conflitti in Iraq e Afghanistan.
Per il momento, i giudici dell'Alta Corte si riservano di decidere con calma sulle sorti di Assange, valutando tutte le argomentazioni addotte dalle parti in causa. Nel caso in cui i giudici non dovessero accogliere le istanze del giornalista, la sua difesa non avrebbe altre finestre di possibilità per opporsi all'estradizione negli Stati Uniti. Secondo quanto dichiarato dagli avvocati della parte americana, James Lewis e Claire Dobbin, Assange avrebbe "messo a rischio delle vite" diffondendo documenti statunitensi riservati. Per questa ragione ne chiedono l'estradizione. Dobbin, in particolare ha sottolineato che la richiesta di estradizione del giornalista australiano Assange è motivata dalle sue presunte azioni e non dalle sue idee politiche. Ma ha anche aggiunto che alcune fonti citate nei documenti resi pubblici da Assange hanno dovuto affrontare "profonde conseguenze", tra cui l'arresto, la perdita di beni materiali, minacce e molestie.
L'udienza che si è conclusa questo pomeriggio si è protratta per due giorni e non ha visto la presenza in aula di Assange, assente giustificato per malattia. L'uomo è rimasto nella sua cella nel centro di massima sicurezza di Belmarsh a Londra. Il giornalista rischia 175 anni di carcere se estradato negli Stati Uniti.
L'avvocato che lo difende, nel chiedere che non venga concessa l'estradizione, ha anche sostenuto che questa violerebbe il suo diritto a un giusto processo e alla libertà di espressione, poichè gli potrebbero essere concessi meno diritti di un cittadino statunitense visto che è cittadino australiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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