Theresa Conley ormai è rassegnata. “Vorrei scoprire ogni cosa possibile. Ma so che non sarà possibile”. Quella di Theresa è una storia come tante, la storia di una madre che piange un figlio chiedendosi come sia possibile che sia morto mentre era in servizio nell'esercito americano. Ma Roland, il figlio 35enne, non era in servizio in Afghanistan o impegnato in qualche missione segreta tra Asia e Africa. Era di stanza a Fort Liberty, ex Fort Bragg (nome cambiato nel 2021 perché legato a un ex generale confederato), la base più grande in territorio americano che ospita tra gli altri oltre 42 mila soldati in servizio attivo, 98 mila famigliari, 27mila veterani.
Ron, dopo una serie di dispiegamenti in Iraq e Afghanistan, aveva sviluppato un forte disturbo da stress post traumatico. La madre ha raccontato come il figlio vivesse molto male la condizione, anche perché non intendeva rivolgersi a qualche forma di supporto psicologico, troppo rischioso per la sua carriera. Allora si era appellato al cappellano militare, ma con risultati discutibili.
Poi nel corso del 2022 si era trasferito a Fort Lee, in Virginia, per seguire un corso di leadership. Ma lentamente le sue telefonate a casa erano diventate più rade, fino al completo silenzio radar. Poi la scoperta. Il corpo di Ron è stato trovato nel bagno della sua camera. Il responso dell’autopsia: overdose.
La crisi degli oppioidi è entrata nelle basi americane. Il fentanyl, il potente oppioide sintetico che ha aggravato l’epidemia di overdose, ha iniziato a mietere vittime anche tra i soldati. I numeri sono preoccupanti e rappresentano un campanello d'allarme che però il Pentagono sembra ignorare. Una scelta che rischia di diventare un boomerang in un momento molto delicato per le forze armate a stelle e strisce.
Il giallo dei dati
Persino i dati scarseggiano. Manca un registro ufficiale e questo ha reso ancora più opaca l’emergenza. Il Washington Post ha provato a fare luce sul fenomeno, chiedendo un accesso agli atti, e i numeri che ha scovato non lasciano presagire niente di buono. Nel 2021, ultimo anno con qualche dato consolidato, le overdose tra i vari rami delle forze armate hanno toccato un picco. Ma di che numeri stiamo parlando? Stando ai dati in possesso del Post, tra il 2015 e 2022 ci sarebbero stati 127 decessi legati al fentanyl, più del doppio dei soldati morti in Afghanistan nello stesso lasso di tempo. Solo nel 2021 i morti per l’oppioide killer sono stati 27.
In un primo momento il Pentagono ne aveva riportati la metà. Questo gap è alla radice del problema: il dipartimento della Difesa modifica i dati, non li raccoglie in modo sistematico e le indagini sui decessi vengono tirate per le lunghe se non insabbiate. Solo in un secondo momento, con una lettera inviata al Congresso, la Difesa ha rivisto i conteggi. Secondo questa comunicazione, tra il 2017 e 2021, i morti per overdose tra i soldati in servizio sarebbero stati 332, oltre la metà dei quali deceduti per fentanyl. Sempre secondo la lettera, a livello complessivo i soldati finiti in overdose nello stesso periodo di tempo, ma sopravvissuti, sarebbero stati 15mila.
L’identikit di chi muore di fentanyl nelle basi
Difficile dire se questi dati siano completi e aggiornati. Difficile dire se tutte le morti sospette siano state esaminate. Dai pochi numeri su cui il Wp ha messo le mani, l’identikit del soldato morto per overdose è abbastanza chiaro. La gran parte dei decessi, il 98%, riguarda personale arruolato e nessun ufficiale. La maggior parte dei soldati divorati dal fentanyl era bianca, solo 17 erano ispanici e 16 afroamericani. Dai fascicoli delle 127 vittime emerge che l’età media dei morti era sotto i 26 anni.
Sempre secondo la lettera inviata ai legislatori, il Pentagono sostiene che il tasso di overdose ogni 100mila abitanti sia comunque inferiore alla media nazionale - 5.0 ogni 100mila tra le forze armate rispetto ai 28.8 ogni 100 mila tra i civili (dati 2020) - eppure ci sono delle eccezioni. Ci sono infatti Stati come il Texas, che “dona” all’esercito il 17% dei soldati, in cui il tasso nelle basi è più alto di quello dei civili nello Stato. Se volessimo individuare un epicentro in questa crisi sarebbe in Nord Carolina, dove era assegnato Ron.
L’ex Fort Bragg, casa del comando per le operazioni speciali dell’esercito e dell’Airborne Division, è quello che ha sofferto il numero di overdose più alto. Secondo i dati del Wp, tra il 2015 e 2022 i decessi per fentanyl sarebbero 29. Mentre stando ai dati "rivisti" del Pentagono sarebbero 31 tra il 2017 e 2021.
La base già in passato era finita al centro di uno scandalo dopo la pubblicazione di una lunga inchiesta del Rolling Stone. Secondo i dati ottenuti dalla rivista, tra il 2020 e il 2021, tra le mura di Fort Liberty sarebbero morti almeno 109 ragazzi, tra personale attivo e riservisti. Di questi solo quattro sono morti in combattimento all’estero, gli altri decessi sarebbero avvenuti sul suolo americano, e di questi solo una ventina sarebbero da legare a casi naturali. Il resto è un inquietante mix tra omicidi, suicidi e ovviamente overdose.
Il braccio di ferro tra Senato e Pentagono
L’opacità nei numeri e nelle mezze conferme che filtrano dal Pentagono è il sintomo di un problema più grande. Soldati e ufficiali hanno fatto calare un tetro sinistro su quello che succede dietro le mura delle basi. Tra i soldati il tema della salute mentale, unita al modo di affrontare dolori dovuti a un lavoro pericoloso e difficile, resta un tabù. Nonostante programmi di ascolto e supporto, gran parte della truppa teme di chiedere aiuto per contraccolpi sulla carriera.
Dal canto suo, il Pentagono fa il resto. Jaime Earnest, appaltatore della Difesa, esperto in epidemiologia che ha studiato l’abuso di sostanze, ha raccontato al Post come la leadership dell’esercito non veda di buon occhio questi tentativi di portare a galla fatti scabrosi come le overdose dei soldati. Il problema è che il Pentagono viene da anni complessi. Nel 2022 la campagna di reclutamento è stata la peggiore di sempre dal 1973, quando fu introdotta la leva volontaria. Secondo i dati raccolti dal Wall Street Journal, le forze armate hanno mancato del 25% l’obbiettivo minimo di reclutamenti: 15mila in meno rispetto ai 65mila preventivati. I vertici del dipartimento della Difesa temono che portare alla luce abusi e punti oscuri nelle basi possa dare un nuovo duro colpo ai reclutamenti.
Ma intanto il braccio di ferro tra il Pentagono e il Congresso si fa più serrato. In particolare, i senatori vogliono che il dipartimento introduca un sistema trasparente e sistematico che raccolga dati e informazioni così da adottare contromisure efficaci. A fine maggio è stata presentata una legge che, se approvata, obbligherà i vertici della Difesa a rilasciare pubblicamente i dati sulle overdose ogni anno e a migliorare il tipo di supporto che viene garantito ai soldati.
Il caso dei veterani
Nel frattempo la rabbia delle famiglie ribolle. Tra le decine di testimonianze raccolte la sensazione che hanno mogli, madri e padri è quella di un tradimento da parte del Pentagono. Una sorta di patto spezzato tra chi “dona” all’America il proprio figlio e chi lo avrebbe dovuto proteggere. Molti accettano il dolore per un caduto in guerra, ma non per un figlio morto per un’overdose tra le mura di una base. E infatti sempre più voci contro la vita militare si sollevano dai veterani. Un allarme rosso preoccupante per il Pentagono, dato che l’80% di tutte le nuove reclute ha un familiare che ha indossato l’uniforme.
La crisi degli oppioidi ha avuto conseguenze devastanti per la vasta schiera di veterani delle forze armate. Stando a una stima del dipartimento per i veterani, il 20% di chi ha servito sotto le armi soffre di disturbo post traumatico da stress e combatte contro l’abuso di alcol e droghe.
Secondo uno studio pubblicato su Annals of Medicine all’inizio del 2022, nel periodo tra il 2010 e il 2019 il tasso di mortalità per overdose tra i veterani è aumentato del 53%. E anche qui il picco è dovuto al fentanyl, che in due anni, tra il 2015 e il 2017, è diventato la prima causa di morte per overdose, soppiantando antidolorifici, eroina e cocaina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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