
No alle truppe straniere in Ucraina al termine del conflitto, riconoscimento a livello internazionale della sovranità della Russia sulla Crimea e sulle quattro regioni dell'Ucraina occupate durante la guerra. Una linea dura, fatta di richieste massimaliste e di una strategia precisa, impostata sull'indebolimento della posizione negoziale degli Stati Uniti in relazione all'Ucraina. È quanto suggerisce un documento redatto a febbraio da un influente think tank vicino ai servizi segreti russi, l'Fsb, e consegnato al Cremlino.
Secondo quanto riportato in esclusiva dal Washington Post, che ha ottenuto il dossier da un servizio di intelligence europeo, queste "richieste massimaliste" potrebbero essere già state prese in esame dal presidente russo Vladimir Putin, che potrebbe considerarle la linea da seguire a prescindere dallo stato del conflitto in Ucraina. Il documento respinge i piani preliminari del presidente Donald Trump per un accordo di pace entro 100 giorni, definendoli "impossibili da realizzare", poi un considerazione che riporta una data a dir poco insperata: "una risoluzione pacifica della crisi ucraina non può avvenire prima del 2026".
La Russia dovrebbe lavorare per "indebolire la posizione negoziale degli Stati Uniti sull'Ucraina", alimentando le tensioni tra l'amministrazione Trump e altri paesi dell'Alleanza Atlantica, mentre porta avanti gli sforzi di Mosca per smantellare lo stato ucraino. Respingere qualsiasi piano per l'invio di peacekeeper in Ucraina, come hanno proposto Francia e Regno Unito, e insistere sul riconoscimento della sovranità della Russia sui territori ucraini occupati e controllati dall'inizio dell'invasione.
Inoltre, si dovrebbe procedere alla "spartizione" attraverso la creazione di una zona cuscinetto nel nord-est dell'Ucraina, al confine con le regioni russe di Bryansk e Belgorod, e, infine, alla creazione di una "zona demilitarizzata" nell'Ucraina meridionale che confina con la Crimea, annessa alla Russia nel 2014. Secondo gli analisti, questa ipotesi potrebbe influenzare l'intera regione dell'Ucraina meridionale, compresa la regione di Odessa. Nelle mire del Cremlino fin dall'inizio del conflitto.
Secondo gli analisti occidentali, il Cremlino non sarebbe interessato a una "rapida risoluzione della crisi ucraina", ma piuttosto a prolungare i negoziati e a mostrarsi sempre più vicino agli Stati Uniti, almeno agli occhi del mondo. Non a caso, il documento, destinato al Quinto Servizio dell'Fsb, la divisione che supervisiona le operazioni in Ucraina, comprende un paragrafo dedicato agli sforzi da intraprendere per una "normalizzazione delle relazioni tra Washington e Mosca", che dovrebbe passare attraverso il ripristino dei livelli completi di personale diplomatico nelle ambasciate dei due paesi. Non poteva mancare una parte dedicata ai "nuovi euromissili", dove si propone di accettare di "non posizionare missili balistici a raggio intermedio Oreshnik in Bielorussia", al confine con l'Unione Europea, se gli Stati Uniti accettassero, in cambio, di "non piazzare nuovi sistemi missilistici sul continente".
Un altro passo interessante sarebbe quello in cui il documento "suggerisce" l'interruzione delle forniture di armi ai paesi considerati "ostili" agli Stati Uniti, se gli Stati Uniti smettessero di armare l'Ucraina, sebbene si sottolinei come porre fine alle forniture di armi russe agli alleati di Mosca sarebbe "difficile da realizzare".
Il portavoce del Dmitry Peskov ha detto che il Cremlino "non era a conoscenza di tali raccomandazioni", definendole "estremamente contraddittorie" e aggiungendo: "Stiamo lavorando con opzioni più ponderate". Intanto l'accorda per un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina sembra essere stato bocciato dallo Zar.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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