Eredi Sinéad O'Connor contro Trump: "Non usi le sue canzoni, per lei era un demone"

Donald Trump usa la celebre Nothing Compares 2 U nei suoi comizi e gli eredi di Sinéad O'Connor insorgono: "Lei sarebbe disgustata"

Eredi Sinéad O'Connor contro Trump: "Non usi le sue canzoni, per lei era un demone"
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C'è grande nervosismo per le elezioni presidenziali Usa 2024, che si terranno il prossimo 5 novembre: in un clima sempre più teso, si aggiungono anche gli eredi di Sinéad O'Connor, che si scagliano contro Donald Trump, reo di usare la celebre Nothing Compares 2 U nei suoi comizi. Qualcosa di inaccettabile per i cari della cantante irlandese, scomparsa il 26 luglio 2023. Per loro Sinéad non avrebbe mai accettato che uno dei suoi brani venisse utilizzato da Trump, un personaggio a lei molto inviso.

Il "demone biblico"

Gli eredi di Sinéad O'Connor non usano giri di parole. Il 45º presidente degli Stati Uniti d'America non dovrebbe usare Nothing Compares 2 U, perché questo è un insulto alla memoria e alla volontà di Sinéad, che sarebbe "disgustata, ferita e insultata" di sapere cosa viene fatto con la sua canzone. La cantante si atteneva a un"codice morale feroce" e considerava Trump un "demone biblico". Da qui la richiesta congiunta a Trump, presentata con l'etichetta discografica Chrysalis Records, di "desistere immediatamente dall'usare la sua musica".

"Nel corso della sua vita, è risaputo che Sinéad O’Connor ha vissuto secondo un feroce codice morale definito da onestà, gentilezza, correttezza e decenza nei confronti dei suoi simili. È stato quindi con indignazione che abbiamo appreso che Donald Trump ha utilizzato la sua iconica interpretazione di Nothing Compares 2 U nelle sue manifestazioni politiche", si legge nella nota congiunta riportata dalla stampa estera. "Non è esagerato affermare che Sinéad sarebbe stata disgustata, ferita e insultata se il suo lavoro fosse stato travisato in questo modo da qualcuno che lei stessa chiamava un 'demone biblico'. Come custodi della sua eredità, chiediamo che Donald Trump e i suoi soci smettano immediatamente di usare la sua musica", prosegue il messaggio. Insomma, Donald Trump, in cerca del secondo mandato, è stato avvisato. Dovrà cercare un'altra canzone per i suoi comizi.

I cantanti contro Trump

Non si tratta fra l'altro della prima volta che artisti o case discografiche corrono a dissociarsi dal 45º presidente degli Stati Uniti, chiedendogli di

non usare le loro canzoni durante le sue manifestazioni politiche. Prima degli eredi di Sinéad O’Connor, ci sono state le rimostranze di Johnny Marr degli Smith, Rihanna, Neil Young, Linkin Park, Tom Petty e Steven Tyler.

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