La situazione nel sudest asiatico si fa incandescente. Le marine militari di Cina e Filippine si sono reciprocamente accusate di aver causato lo speronamento di una nave della guardia costiera di Manila non lontano dall’arcipelago Spratly, al largo del mar Cinese Meridionale. Stando a quanto dichiarato dal governo di Ferdinand Marcos Junior, il vascello era impegnato assieme ad altri nel rifornimento della Brp Sierra Madre, nave da sbarco ancorata nella secca di Second Thomas dalle Filippine per reclamarne la sovranità. La marina cinese, come mostrato in video condivisi in rete, ha fatto anche uso di cannoni ad acqua.
Questo incidente fa seguito ad altri episodi denunciati da Manila nel corso del fine settimana. In particolare, sabato 9 dicembre sono stati diffusi sui social network immagini di 135 imbarcazioni della milizia marittima cinese, una delle branche delle forze navali della Repubblica popolare, intente a creare un blocco attorno al Whitson Reff all’interno della zona economica esclusiva delle Filippine, impedendone l’accesso ai pescatori locali. Sempre lo stesso giorno, un vascello di pattuglia di Manila è stato bersagliato con cannoni ad acqua dalla guardia costiera di Pechino presso la secca di Scarborough.
A seguito di questi episodi, segno di una condotta giudicata dalle autorità filippine “aggressiva e illegale", il portavoce del ministro dell’Interno Teresita Daza ha annunciato che il suo governo ha inviato proteste diplomatiche formali e che “l’ambasciatore cinese è stato convocato”. La rappresentante del dicastero ha affermato che “è stata presa in considerazione” la possibilità di renderlo “persona non grata”. Anche il leader dell’arcipelago è intervenuto sulla questione, sottolineando che “l'aggressione e le provocazioni perpetrate dalla guardia costiera cinese e dalla sua milizia marittima contro le nostre navi e il nostro personale durante il fine settimana hanno solo rafforzato la nostra determinazione a difendere e proteggere la sovranità, i diritti e la giurisdizione della nostra nazione nel mare delle Filippine Occidentale”.
Dure critiche a Pechino sono state mosse anche dagli Stati Uniti, alleato di ferro di Manila.
Il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha dichiarato che “queste azioni riflettono non solo uno sconsiderato disprezzo per la sicurezza e i mezzi di sussistenza dei filippini, ma anche per il diritto internazionale” e ha invitato la Cina a porre fine ai suoi “comportamenti pericolosi e destabilizzanti” in un’area marittima la cui sovranità dichiarata dalla Repubblica popolare è stata negata da un tribunale internazionale nel 2016.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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