Furto al British Museum di Londra, adesso indaga anche l'FBI

Nel caso che ha scosso il British Museum di Londra si sospetta il coinvolgimento anche di ricettatori attivi sul mercato illegale statunitense. Entra in scena l'FBI

Furto al British Museum di Londra, adesso indaga anche l'FBI
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Il caso di furto che ha colpito il celebre British Museum di Londra si allarga, arrivando a spostarsi negli Stati Uniti e a coinvolgere addirittura l'FBI. Il timore degli inquirenti, infatti, è che gli oggetti di pregio sottratti al museo possano essere destinati anche al mercato illegale statunitense, ecco il perché dell'intervento degli uomini della Federal Bureau of Investigation.

Il colpo al British Museum

Il British Museum ha dato l'allarme circa un anno fa, denunciando la scomparsa di alcuni preziosi manufatti - gioielli e pietre rare - dalla propria collezione. Il furto, stando a quanto riferito dal personale del museo, risaliva almeno all'inizio 2023, anche se la notizia è stata diffusa nell'estate dello stesso anno alla conclusione di un'indagine interna culminata con il licenziamento di un dipendente.

Stando a quanto riferito dal museo di Londra, su circa 1.500 oggetti mancanti solo 626 sono stati finora recuperati. Altri 100 sarebbero già finiti nei radar degli investigatori, ma nonostante ciò non sono ancora stati riportati indietro. I responsabili della struttura museale stanno puntando il dito contro il curatore senior, Peter Higgs, che fino ad ora si è sempre difeso dalle accuse di furto: stando a quanto riportato dalla Bbc, tra le due parti è in corso una causa civile. Higgs è accusato dal British Museum di aver intascato una cifra di almeno 100mia sterline, frutto di un'illecita attività di vendita di beni trafugati dalla struttura, per lo più oggetti non catalogati provenienti dai magazzini, andata avanti per anni.

Le vendite su Ebay

Alcuni di questi preziosi, sempre secondo l'accusa, sarebbero stati rivenduti dal curatore senior ad almeno 45 utenti su Ebay. Dietro lo pseudonimo "sultan 1966", stando a quanto testimoniato da tre di questi acquirenti, c'era un uomo che tramite mail si era presentato a loro come "Paul" o, in una circostanza" "Paul Higgins": nei documenti depositati in tribunale, il museo afferma che il dottor Higgins avrebbe ammesso che lo username "sultan1966" apparteneva a lui.

Tonio Birbiglia, un acquirente di New Orleans, ha rivelato alla Bbc di aver acquistato da "sultan1966" due diversi articoli, che ancora non sono stati sottoposti al vaglio del British Museum per comprendere se provengano o meno dalla sua collezione. Si tratta di una gemma di ametista raffigurante un Cupido che cavalca un delfino, acquistata per 42 sterline nel maggio 2016, e di uno scarabeo arancione pagato 170 sterline. Il pagamento per entrambi gli articoli fu inviato tramite Paypal a un conto registrtato con l'indirizzo e-mail personale di Higgs.

Birbiglia, che si è detto scioccato per l'accaduto, è stato interrogato dall'FBI per avere informazioni in merito a quei beni, che sarebbero stati comprati per essere poi rivenduti. Da “sultan1966” risultano messi in vendita anche ulteriori 268 oggetti preziosi acquistati da un collezionista di Washington DC per la cifra di 7mila sterline: anche in questo caso l'utente aveva trattato con un certo Paul Higgins. A differenza degli oggetti acquistati dal signor Birbiglia, ancora non reperiti, questi sarebbero secondo la Bbc già stati individuati e restituiti dall'FBI al British Museum, che sta tuttora eseguendo delle indagini per comprendere se tutti provengano dalle sue collezioni.

Secondo luna stima ancora

approssimativa, il valore delle opere rubate sarebbe di circa 80 milioni di sterline, e il timore è che molti oggetti possano essere già stati smontati o addirittura sottoposti a nuova fusione per rivendere l'oro.

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