Lungo i suoi remoti confini occidentali la Cina ha costruito dal nulla centinaia di villaggi. Si chiamano xiaokang, sono spesso accompagnati da infrastrutture militari e possono essere considerati strumenti strategici che consentono a Pechino di affermare le proprie rivendicazioni in prossimità di aree contese con India, Bhutan e Nepal. Un esempio? L’insediamento di Qionglin, sorto nel cuore dell’Himalaya, a tre miglia da una regione dove truppe cinesi e indiane sono più volte andate vicine a scatenare una guerra di confine. In passato l’intera area dove sarebbe sorto Qionglin era una valle deserta attraversata saltuariamente da cacciatori locali. In un secondo momento i funzionari del Dragone hanno pensato bene di costruire case e strade asfaltate, chiedendo ai cittadini di altri villaggi di trasferirsi in loco.
La Cina “blinda” i suoi confini
Il New York Times ha scritto che i “guardiani di frontiera”, come il presidente cinese Xi Jinping definisce i cittadini dei nuovi insediamenti, sarebbero stati pagati per iniziare a vivere in villaggi costruiti appositamente per finalità strategiche. Gli abitanti di Qionglin, in sostanza, sarebbero sentinelle in prima linea nella rivendicazione di Pechino dell'Arunachal Pradesh, lo stato più orientale dell'India, che il governo cinese sostiene faccia parte del Tibet.
Ci sono numerosi villaggi simili. Nella Cina occidentale, consentono al Paese di avere una solida permanenza lungo confini contesi da India, Bhutan e Nepal. A nord, invece, gli insediamenti rafforzano la sicurezza e promuovono il commercio con l'Asia centrale. Nel sud, infine, proteggono il Dragone dal flusso di droga e criminalità proveniente dal Sud-est asiatico.
Il think tank Csis ha scritto che la presenza di strutture militari o a duplice uso è una caratteristica comune nei villaggi xiaokang. La legge cinese sui confini terrestri, del resto, codifica "la difesa dei confini nelle responsabilità dei governi delle aree di confine, chiedendo loro di rafforzare la costruzione di forze di difesa di massa per mantenere la sicurezza dei confini". Inoltre, un articolo apparso nel 2021 sul quotidiano PLA Daily si fa riferimento alla "necessità di rafforzare la costruzione di infrastrutture di confine e incoraggiare le persone di tutti i gruppi etnici a radicarsi nelle aree di confine, proteggere la patria e costruire le loro città natale" in queste regioni.
La strategia di Pechino
Il NYT sostiene che la Cina avrebbe così rimodellato i suoi confini con avamposti civili strategici, in soli otto anni, per consolidare silenziosamente il suo controllo su confini remoti, proprio come accaduto con le milizie di pescatori e le isole artificiali nel conteso Mar Cinese Meridionale. Le immagini satellitari analizzate da RAIC Labs e Planet Labs hanno rivelato come Pechino avrebbe piazzato almeno un villaggio vicino a ogni passo himalayano accessibile confinante con l'India, così come sulla maggior parte dei passi che confinano con Bhutan e Nepal.
Gli avamposti, come detto, sono di natura civile ma forniscono potenzialmente all'esercito cinese strade, accesso a Internet ed elettricità, qualora la Cina volesse spostare rapidamente le truppe al confine. Gli abitanti dei villaggi fungono insomma da occhi e orecchie del governo cinese, scoraggiando intrusi o fuggitivi.
L'India ha risposto alla Cina mettendo in campo la strategia
"Vibrant Villages", una campagna che mira a far rivivere centinaia di villaggi lungo il confine. Il punto è che Pechino sta costruendo molto più di Delhi. La nuova “Grande Muraglia” costruita da Xi, infatti, è già pronta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.