
I punti chiave
Un mistero lungo oltre 40 anni, senza una fine, senza responsabilità e con 24 vittime senza verità, né degna sepoltura. Il grande interrogativo che circonda questo giallo è: cosa è accaduto alla nave da carico Tito Campanella? Tante le teorie del complotto e una sola ipotesi verosimile: quella dell'incidente. Il caso presenta delle risposte che però non sono sufficienti ai famigliari delle vittime: accade a causa di ipotesi, testimonianze e incomprensioni che non sono mai state sciolte completamente in tutto questo tempo.
Il naufragio
È il 14 gennaio 1984, una nave, salpata dalla Grecia e diretta a Oxelösund in Svezia - dove deve caricare lastre di metallo e tornare indietro - scompare nel nulla mentre solca il golfo di Biscaglia. Si tratta appunto della Tito Campanella, nave da carico italiana di proprietà della società Alframar di Savona, tornata in mare dopo un periodo di manutenzione in cantiere nell’autunno 1983.
A bordo ci sono 24 membri dell’equipaggio, tra cui Alga Soligo, prima donna ufficiale della Marina Militare Italiana. L’imbarcazione ha ricevuto il nulla osta per la navigazione, sebbene anche su questo dettaglio esisterebbero dei dubbi, e sulla nave grava una superstizione - la tradizionale bottiglia augurale non si sarebbe rotta durante il varo. Poi ci sono le opinioni di alcuni membri dell’equipaggio che non erano più a bordo, come Fabio Bruni, che aveva lavorato sull’imbarcazione ed era sbarcato il 25 ottobre 1983 a Eleusis, poiché - disse all'epoca al Tg1 - riteneva il natante molto pericoloso. In quel momento nel golfo di Biscaglia, oltre alla Tito Campanella, ci sono altre due navi italiane: tutte e tre comunicano in tranquillità nella giornata del 13 gennaio, ma alle prime luci dell’alba dalla Tito Campanella non arriva più nulla e scompare dai radar. Il marconista non avrebbe lanciato nessun sos.
Le ricerche però non partono subito: la società armatrice dà l’allarme il 20 gennaio e il giorno dopo aerei ed elicotteri di Spagna, Francia e Portogallo iniziano a cercare l’imbarcazione, senza trovare nulla, non solo l’imbarcazione ma neppure alcun giubbotto di salvataggio o altro. Dopo poco tempo le ricerche cessano, così come la speranza di trovare sopravvissuti.
I processi
Prima e durante le indagini, iniziano a circolare delle voci sulle eventuali responsabilità. C’è chi dice che la nave sia stata venduta dall’equipaggio, e perfino chi scrive che l’imbarcazione avrebbe avuto un carico di armi russe e gas nervino, tuttavia niente di tutto questo ha avuto mai un vero riscontro: si sarebbe quindi trattato ufficialmente di mere speculazioni, di pettegolezzi infondati. Tuttavia a febbraio 2024 alla trasmissione “Chi l’ha visto?” è intervenuto un ex membro dell’equipaggio sceso prima del naufragio: Angelo Montalbano ha raccontato che al suo sbarco era stato perquisito alla dogana perché ci sarebbe stata una soffiata, secondo la quale si sarebbero trasportate armi. L'interrogativo resta: soffiata o teoria del complotto senza fondamento?
L’ipotesi più verosimile sul naufragio, e quella attualmente accettata, riguarda lo sfondamento di un boccaporto della stiva numero 1 a seguito di una tempesta: la nave avrebbe così imbarcato acqua e l’acqua avrebbe creato una pellicola lubrificante tra le lamiere, che avrebbero iniziato a muoversi finché non hanno sfondato lo scafo. Questo in effetti spiegherebbe perché non sarebbe stato lanciato l’sos: la Tito Campanella si sarebbe inabissata immediatamente senza dare tempo al marconista di agire.
Il dossier realizzato dal giornalista Andrea Laterza riporta come ci fu anche una Commissione di indagine amministrativa, che depositò le conclusioni nell'estate 1984. Secondo la Commissione, quello della Tito Campanella fu sicuramente un naufragio, molto probabilmente legato allo spostamento del carico, che tra l’altro era risultato eccedente. A questo si aggiungevano il fatto che la nave fosse datata 1962, che la stazione radio-telegrafica e i mezzi di salvataggio sarebbero stati rispettivamente fatiscente e vecchi, e che l’equipaggio sarebbe stato insufficiente. Nel momento in cui si indagò per far luce sulle eventuali responsabilità vennero sollevate perplessità sul fatto che il Registro navale italiano avesse autorizzato la navigazione, nonostante il vettore fosse così vecchio e dopo che il perito Eric Baldall a dicembre 1983 aveva dato parere negativo, a causa forse, tra le altre cose, dello stato di manutenzione.
Nel 1990 si conclude il processo di primo grado al tribunale di Savona, con la sentenza di condanna per omicidio plurimo e disastro colposo per uno dei soci della società armatrice, per il comandante del porto di Oxelösund, per un dirigente delle operazioni di carico e per un ispettore del Registro italiano Navale. Altri 8 imputati furono invece assolti. La corte d’appello di Genova nel 1991 assolve invece tutti quanti gli imputati: la vicenda della Tito Campanella, dal punto di vista della verità giudiziaria, è quindi ancora oggi senza responsabilità, come d'altra parte si intuisce in relazione all'ipotesi maggiormente accreditata.
La voce dei parenti
Sempre a febbraio 2025 “Chi l’ha visto?” ha ascoltato alcuni parenti delle vittime. Mentre Francesco Serra, discendente della Alframar, ha smentito seccamente che la Tito Campanella fosse in condizioni tanto disastrose, è stato riportato uno stralcio della lettera alla moglie di Pier Giovanni Donati, il marconista che era a bordo ed è disperso dal 1984: “Amore mio, quando siamo arrivati a Eleusis in Grecia, mi è venuta una crisi di ilarità vedendo questa nave, fatti conto di vedere un relitto appena tirato su dal fondo”.
Anche un altro membro dell’equipaggio, sbarcato prima, aveva scritto a un altro disperso, Nicola Fiordaliso,
descrivendo l’imbarcazione come “una nave che fa pietà”. Intanto i parenti continuano a chiedere una verità che a distanza di anni potrebbe essere rivelata grazie alle nuove strumentazioni tecniche a disposizione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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