Dopo giorni di calvario, appelli accorati della famiglia e denunce per le violazioni delle autorità russe, Alexei Navalny è stato finalmente sepolto. Venerdì 1° marzo, i parenti e i sostenitori dell’oppositore di Vladimir Putin, morto in carcere il 16 febbraio, hanno potuto celebrare il funerale nella chiesa dell’Icona di Nostra signora, nel quartiere Maryino di Mosca. La bara è stata poi seppellita nel cimitero di Borisovskoye, sulle note di “My Way” di Frank Sinatra.
Già tre ore prima dell’inizio della cerimonia, migliaia di persone si sono riunite fuori dall’edificio religioso, per porgere l’ultimo saluto a colui che per anni ha combattuto contro il regime del Cremlino. All’arrivo del feretro hanno applaudito, gridando “Navalny, Navalny” e “Non aveva paura e noi non abbiamo paura”, uno degli slogan del dissidente. Quasi tutti avevano in mano mazzi di rose rosse, che hanno sollevato in aria o lanciato lungo la strada percorsa dalla salma fino al cimitero. Nella la folla erano presenti anche i due candidati “pacifisti” Boris Nadezhdin ed Ekaterina Duntsova, esclusi dalle elezioni presidenziali, e diversi diplomatici e ambasciatori stranieri, tra cui i rappresentanti di Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Unione europea e Stati Uniti. La vedova Yulia non ha potuto partecipare, essendo fuori dalla Russia, e ha affidato il ricordo del marito ai social: “Grazie per 26 anni di assoluta felicità. Sì, anche per gli ultimi 3 anni di felicità. Per l'amore, per avermi sempre sostenuta, per avermi fatta ridere anche dal carcere, per il fatto che mi hai sempre pensata. Non so come vivere senza di te, ma cercherò di renderti lassù felice per me e orgoglioso di me".
La portavoce di Navalny Kira Yarmysh ha ringraziato sul canale YouTube aperto per l’occasione tutti coloro che si sono recati alla chiesa, sottolineando che chi ha sostenuto deve prepararsi a “tempi più duri e lotte più grandi. Quindi non possiamo assolutamente arrenderci”. L’ex braccio destro del dissidente Leonid Volkov ha dichiarato che il Fondo anticorruzione, istituito dallo stesso Navalny, offrirà una ricompensa di 100mila euro a chi fornirà informazioni sulle circostanze della sua morte. "Andremo fino in fondo, scopriremo tutto, costi quel che costi. E ci vendicheremo", ha affermato.
Da parte loro, le autorità russe non hanno agito attivamente per fermare il funerale, ma le loro pressioni si sono comunque fatte sentire. In mattinata, i funzionari dell’obitorio hanno ritardato la consegna della salma e i collaboratori di Navalny hanno avuto non poche difficoltà a trovare un carro funebre, perché “tutti i conducenti ricevono minacce anonime affinché non prendano il corpo”. La polizia, inoltre, ha transennato l’area della chiesa e pattugliato continuamente la zona, eseguendo un arresto. L’associazione Ovd-info, che si occupa di monitorare la repressione politica nella Federazione, ha riferito che a 22 persone è stato impedito di lasciare la loro abitazione per recarsi alla cerimonia, mentre altre sette sono state arrestate a Voronezh, città a 500 chilometri a sud di Mosca, mentre si stavano per mettersi in viaggio verso la capitale. Altri 17 cittadini russi sono finiti in manette a Novosibirsk. In totale, i fermati sono 56 in 13 centri urbani. Il portavoce dello zar Dmitri Peskov ha inoltre dichiarato che "il Cremlino non ha nulla da dire alla famiglia di Navalny nel giorno del suo funerale", sottolineando poi che qualunque raduno illegale per ricordarlo sarebbe stato punito a norma di legge.
I collaboratori di Navalny, inoltre, hanno denunciato problemi di connessione a Internet nella zona della chiesa, che hanno reso difficile la trasmissione in diretta del funerale. Anche la Cnn ha riportato che il segnale video della sua troupe che stava coprendo l'evento appariva bloccato. Leonid Volkov, inoltre, ha spiegato che il rito è stato abbreviato per ordini dall’alto.
"Hanno fatto pressione sul parroco della chiesa, padre Anatoly Rodionov, e hanno chiesto che il servizio funebre si tenesse il più rapidamente possibile in modo che nessuno arrivasse", ha dichiarato citando l’ex direttore della rivista del Patriarcato di Mosca Serghei Chapnin, secondo cui è stato proprio il vertice della Chiesa ortodossa russa, allineato con Putin, a ordinare di “ridurre tutto al massimo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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